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La Caduta degli Dei

Diego e l’illusione di qualche notte magica

Diego Ribas da Cunha: un nome che senza alcun dubbio porta ad aprire moltissimi cassetti, con una storia tutta da ripercorrere

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diego la caduta degli dei

Diego Ribas da Cunha. Il nome del brasiliano porta ad aprire molti cassetti, dove dentro non possono che esserci tantissimi ricordi. Ricordi difficili, molto spesso, da definire, da capire e da etichettare. Però c’è senza alcun dubbio una storia tutta da raccontare. E non resta che entrare nello specifico e nel dettaglio.

Storia di un predestinato, ma…

Classe 1985, fin da subito, il verdeoro viene considerato una sorta di vero e proprio predestinato. A confermare questo è il fatto che, nel 2001, Don Balón lo inserisce nella lista dei migliori giovani. Nelle giovanili del Santos si mette in mostra, facendo coppia con un certo Robinho. Arriva in Europa nel 2004, ma al Porto non riesce a esprimersi al meglio. La svolta per lui si chiama Werder Brema. In Germania infatti conquista tutti e su di lui si accendono le luci dei riflettori, con prestazioni di altissimo livello, giocate d’alta scuola e gol da cineteca. Giocare in Champions ed Europa League con i teutonici concede poi a Diego quella che è la ribalta internazionale. La Coppa di Lega tedesca del 2006 è il suo trofeo più importante, ma il riconoscimento più importante è, nell’estate del 2009, la chiamata della Juventus.

23 milioni di euro è l’investimento dei bianconeri, che vedono il lui l’erede di Del Piero. Un eredità e un peso che, con il senno di poi, è forse stata la vera condanna. Diego vive un anno da incubo, con il gol alla seconda giornata contro la Roma, che è solo un’illusione. L’ex Santos paga anche una stagione negativa, come confermato dal settimo posto finale, ma in realtà non lascia mai il segno, diventando una delle più grandi delusioni di mercato della storia della Vecchia Signora.

Il post Juve e il ritiro

Wolfsburg, Atletico Madrid e Fenerbahce sono le avventure post Juve, fatte di tanti alti e bassi, nonostante qualche trofeo importante, ossia la Liga è l’Europa League con gli spagnoli. La sua rinascita avviene in realtà al Flamengo. Diego, con il ritorno in Patria, totalizza 44 goal e 29 assist in 287 partite, ma soprattutto alza al cielo ben 12 trofei. A 37 anni si è ritirato, appendendo gli scarpini al chiodo. La più grande delusione per lui non essere mai stato davvero protagonista con la Nazionale, non giocando nemmeno un Mondiale. Tecnica, duttilità, abilità nel dribbling, fantasia e visione di gioco non gli mancavano. Ma i nei, appunto, sono due. Quantomeno quelli che si notano subito.

Giornalista freelance, copywriter e ghostwriter. Sono uno dei volti e delle firme storiche di Sportcafe24.com

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