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La Caduta degli Dei

Zarate, un grande sogno diventato brutta realtà

Mauro Matias Zarate: un nome che porta i tifosi della Lazio ad aprire il cassetto dei ricordi, sia belli che brutti

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zarate la caduta degli dei

Mauro Matias Zarate. Basterebbe anche solo e soltanto il nome per far aprire il cassetto dei ricordi ai tifosi laziali. Ricordi che, come tante volte accade nel mondo del calcio, sono sia belli che brutti. E, con una personalità come quello dell’argentino, forse è quasi normale. E, con un addio annunciato a gennaio, è giusto ripercorrere la sua storia.

Roma ai piedi di Maurito: genio e sregolatezza

Arriva nella Capitale nell’estate del 2008, dopo le avventure al Velez, all’Al-Sadd e al Birmingham. La curiosità è tanta, ma anche i dubbi. Questi ultimi vengono spazzati via da un avvio fantasmagorico, con sei gol in cinque partite, di cui uno alla Sampdoria da fuoriclasse vero. La sua prima annata è incredibile per numeri e prestazioni, anche se non sono mancati momenti bui e tensioni con l’allenatore Delio Rossi. La ciliegina sulla torta è, oltre al gol nel derby, la vittoria della Coppa Italia, Competizione dove è decisivo: gol in semifinale con la Juve e in finale con la Sampdoria, dove realizza anche uno dei rigori post tempi supplementari. La Lazio ovviamente lo riscatta per circa 20 milioni di euro e la seconda stagione, con la novità Ballardini in panchina. inizia nel migliore dei modi, con il trionfo in Supercoppa e il secondo trofeo in pochi mesi. Ma è un fuoco di paglia: i biancocelesti vivono in una sorta di vero e proprio incubo, rischiando la Serie B. La salvezza si chiama Edy Reja, ma il rapporto di quest’ultimo con Zarate è tutt’altro che idilliaco, nonostante qualche rete importante. Alti e bassi, tra problemi disciplinari, eccesso di foga (vedere l’espulsione con la Samp), panchine, illusioni di rinascite con gol e assist,  portano, nell’estate del 2011 alla rottura, con il passaggio all’Inter. Si chiude un capitolo. Ed è l’inizio del declino.

Tra cause e delusione

A Milano Mauro non lascia il segno, causa anche stagione a dir poco complicata dei nerazzurri, che cambiano ben tre allenatori: Gasperini, Ranieri e Stramaccioni. Del suo ritorno alla Lazio fa più notizia la causa per mobbing dopo l’esser stato messo fuori rosa, che i tentativi, a dir poco vani, di Petkovic di recuperarlo. Il resto è un girovagare tra Sudamerica, Inghilterra, Arabia e persino Italia, con le avventure a Fiorentina e Cosenza. Avventure però di cui davvero in pochi si ricordano e si ricorderanno. La sensazione che rimane, a distanza di anni da quell’anno magico, è quella di un talento sprecato per un carattere difficile. Ma anche per la difficoltà di qualcuno di capirlo fino in fondo.

Giornalista freelance, copywriter e ghostwriter. Sono uno dei volti e delle firme storiche di Sportcafe24.com

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