La Caduta degli Dei
Milos Krasic, da furia serba a meteora

Milos Krasic. Questo nome può davvero dire tanto, soprattutto ai tifosi della Juventus. È infatti il 2010 quando il serbo approda in bianconero. Ed è questo l’inizio di una storia davvero tutta da raccontare e da sviscerare, con degli aneddoti davvero curiosi e che spiegano quanto successo dopo. Non resta dunque che entrare nello specifico e nel dettaglio.
La furia serba alla conquista della Serie A
Sulla panchina dei piemontesi c’è Delneri. Quella stagione è tutt’altro che indimenticabile, con risultati altalenanti e moltissimi alti e bassi. Il settimo posto è ovviamente la più chiara delle testimonianze e delle dimostrazioni. Lo slavo è però una delle poche certezze, delle note liete e delle cose positive in un’annata che, nel complesso, è tutta da dimenticare. La sua partenza è da sogno, con una tripletta alla quinta giornata contro il Cagliari. Quindi le sue prestazioni confermano, fin da subito, il titolo di calciatore serbo dell’anno, conquistato soltanto qualche mese prima. Una partenza importante e che fa innamorare di lui tutto il popolo juventino e tremare le difese avversarie. Lo sa bene, per esempio, la Lazio, sconfitta a dicembre grazie a una giocata folle di Krasic. E tutti i riflettori sono di lui. Velocità, inserimento negli spazi, progressione, tecnica e precisione nei cross: queste le qualità.
La squalifica e l’inizio del declino
Tutto però, con il senno di poi, si rivela un vero e proprio fuoco di paglia. A segnare l’inizio del declino è una squalifica per simulazione, arrivata con la prova tv. L’anno successivo, l’arrivo sulla panchina di Conte, gli preclude non poche possibilità, anche per il passaggio al 3-5-2. Di certo fare l’esterno a tutta fascia non è tra le sue peculiarità. A fine anno i bianconeri lo scudetto, ma lui non è mai protagonista. Nell’estate del 2012 passa al Fenerbahce. Krasic non riesce però a imporsi, sia per problemi fisici che per incomprensioni con l’allenatore Aykut Kocaman. Tutto sommato buona la sua esperienza ai francesi del Bastia, con 21 presenze e due reti. I bei momenti sono però un lontano ricordo, con il Lechia che è l’ultimo club della sua carriera, chiusasi nel 2018.
Insomma, i rimpianti per lui sono tanti, soprattutto per i tanti successi con il Cska Mosca. Il trasferimento alla Juve un grande errore. A parlarne è lui stesso, in un’intervista a rilasciarsi ai media russi: «Non darò la colpa all’allenatore e alla società, ho sbagliato anch’io… avrei dovuto lavorare di più. Mi rammarico di non essere rimasto a Torino almeno ancora per qualche anno. Ho fatto bene nella prima parte della stagione, ma poi le cose sono peggiorate. La separazione è stata così inevitabile. Manchester City e Bayern avevano fatto offerte, ma io ho scelto la Juventus. Non mi pento di essermi trasferito in Italia. Sono felice di aver giocato per una delle migliori squadre al mondo». Di certo non gli manca l’autocritica.
