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La Caduta degli Dei

Milan Baros, da Euro 2004 a una collezione di eccessi

In molti lo ricorderanno quando, a Euro 2004, era immarcabile. Ma la carriera di Milan Baros si è caratterizzata per molti eccessi

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Milan Baros protagonista di questo nuovo numero della Caduta degli Dei

2004. Un anno che, detto così, a molti, soprattutto ai più giovani, può dire davvero molto poco. In realtà, rinfrescando un po’ la memoria, si nota che è l’anno di un Europeo pieno di mille sorprese. L’Italia, allenata da Trapattoni, è a dir poco deludente, ma tutte le grandi cadono una dopo l’altra. Ed ecco che a spuntarla è la sorprendente Grecia. Ma nella competizione sono anche moltissimi giocatori a mettersi in mostra. Tra questi c’è Milan Baros, capocannoniere e che ha, in quelle due settimane, il punto più altro della sua carriera. Ma da dire e da raccontare c’è davvero tantissimo altro.

Un grande Europeo e il trionfo in Champions

Il Maradona di Ostrava: questo il soprannome dell’attaccante ceco, fin dagli esordi. Forza fisica, velocità, tecnica e grande fiuto del gol: il buon Milan ha le caratteristiche peculiari della prima punta. Muove i primi passi nel Banik Ostrava, ma la consacrazione avviene tra il 2004 e il 2005. A dare il là al tutto e il suo trasferimento al Liverpool, arrivato nel 2002. Il suo inizio è a dir poco zoppicante, ma già nel 2002-2003 riesce a segnare nove gol in 27 presenze. Incomincia dunque la sua crescita con i Reds, con cui gioca per quattro stagioni e mezzo. Baros diventa giocatore vero, maturando in primis dal punto di vista della personalità e del carattere. Ed è proprio questo che gli consente di fare la differenza a Euro 2004. Infatti è proprio lui a trascinare la Repubblica Ceca fino alla semifinale, persa poi con la Grecia. Cinque gol per lui, che segna in ogni partita, con tanto di doppietta nei quarti con la Danimarca.

L’anno dopo si conferma ancora il Liverpool, arrivando a vincere la Champions League. Il rapporto con Benitez non è proprio così tanto idilliaco, ma la magica notte di Istanbul, quella dell’incredibile rimonta sul Milan, cancella tutto il resto e sancisce una delle più grandi gioie della sua carriera. Allo stesso tempo però, proprio da quel momento, iniziano per lui una serie infinta di problemi e di alti e bassi, che condizioneranno il proseguo della sua vita non solo professionale.

Gli eccessi e il personaggio

Nell’estate del 2005 si trasferisce all’Aston Villa, dove non brilla troppo, dopo una buona partenza. Ma è in Francia, quando gioca al Lione, che inizia a far parlare di sé per vicende extracalcistiche. Prima la squalifica per un presunto gesto razzista nei confronti M’Bia del Rennes, poi il ritiro della patente per aver sfrecciato a 271 km/h con la sua Ferrari sull’autostrada Lione-Ginevra. Ritrova il feeling con il gol al Galatasaray. ma continua con gli eccessi: pipì in strada nel quartiere dei tifosi del Besiktas, ballo nudo con preservativo in testa al matrimonio di un amico e festini in Nazionale. Il suo cerchio con quest’ultima si chiude nel 2012. Ma è comunque, con 41 reti, il secondo miglior marcatore nella storia, dietro un gigante come Koller, con cui ha fatto molto spesso coppia.

I turchi dell’Antalyaspor e il ritorno al suo Banik Ostrava sono le sue ultime esperienze importanti, dove dimostra sempre e comunque un certo feeling con il gol, pur cedendo al tempo che passa. Nel 2015 si fa molti nemici, denunciando la corruzione nel sistema calcio del suo Paese. Perché anche con le parole non è mai stato banale. Nel 2020 annuncia, con una conferenza stampa, il suo ritiro dal calcio giocato. La causa i continui e costanti dolori al tendine di Achille e al ginocchio. Ma il richiamo del campo è troppo forte per uno come lui, tutto genio e sregolatezza, tanto che torna a giocare con il Vigantice. Però è lecito chiedersi, senza tutti quegli eccessi, quanto altro potuto dire e dare. Ma forse, senza ciò, non sarebbe stato Milan Baros.

 

Giornalista freelance, copywriter e ghostwriter. Sono uno dei volti e delle firme storiche di Sportcafe24.com

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