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Artem Dovbyk: l’ucraino simbolo della crisi della Roma

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Dovbyk

Artem Dovbyk era arrivato alla Roma come il grande colpo dell’estate giallorossa. Le difficoltà dei giallorossi, però, si sono riversate anche sulle prestazioni dell’attaccante ex Girona che, fin qui, non ha inciso. In serie A sono appena 4 le reti in 14 gare, tutte dal primo minuto, mentre in Europa ha siglato 2 reti in 5 gare, di cui tre dall’inizio. Numeri insoddisfacenti per colui che era stato insignito delle vesti di nuovo cecchino della squadra. Più che le reti, però, sono le prestazioni a non convincere. Dovbyk è spesso un corpo estraneo nella manovra della squadra: non aiuta i compagni, non fa salire la squadra, non crea occasioni da gol per i compagni delle retrovie. Quando i Friedkin investirono 40 milioni di euro questa estate, le premesse erano altre.

Dovbyk, un giocatore da ritrovare

Dovbyk si era messo in mostra nella scorsa stagione, quando, con il Girona, aveva impressionato in Liga. Al di là dei gol, ciò che colpiva di lui era la capacità di essere sempre al centro della manovra della squadra di Michel. Tutto ciò nella Roma non si è visto. Finora l’ucraino si è acceso a sprazzi, facendosi notare più per gli appoggi sbagliati che per le reti. I tifosi sembrano già stufi del suo atteggiamento indisponente. Dovbyk doveva essere un Lukaku più giovane, un giocatore capace di trascinare la squadra, ma nulla di tutto ciò si è visto.

Ranieri è chiamato a recuperare un giocatore che, nei piani giallorossi, avrebbe dovuto raccogliere l’eredità di Dzeko, che nè Abraham, nè Lukaku erano riusciti a far dimenticare. Questi primi tre mesi però hanno acceso i dubbi su di lui. L’ucraino è veramente l’uomo giusto per la Roma? L’ambiente giallorosso, si sa, è volubile. Ama e odia con estrema facilità. Dovbyk deve dunque dare quanto prima delle risposte per non rischiare di essere bollato come un bidone dopo una sola stagione.

Davide Luciani  

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