Osservatorio
Lazio e Roma, parlano Lotito e (finalmente) anche Ghisolfi
Dopo un’estate di silenzi, di non detti, di decisioni non commentate, anzi nascoste, celate, oscurate, a Trigoria qualcuno inizia a parlare. A telecamere spente e in differita, con un’intervista uscita in forma scritta sui principali organi di informazioni. Florent Ghisolfi ha parlato, per la prima volta da quando è diventato Direttore Sportivo della Roma.
Tanti i temi in ballo: dall’esonero di De Rossi, ovviamente, al rinnovo di Dybala, passando per Juric, per Pisilli e Baldanzi. E per un Modello Atalanta che si fa fatica, però, a pensare realizzabile.
Le parole di Ghisolfi
“Non è una domanda facile a cui rispondere” dice Ghisolfi quando gli chiedono di De Rossi. E, di fatto, il DS giallorosso non risponde. Giri di parole, le solite: De Rossi è una leggenda, lo ringraziamo, il rapporto era franco, dispiace. Nessuna indicazione sul perché, sul come, sull’incomprensibilità di un mercato costruito insieme poi dopo quattro giornate già ripudiato. Manca una visione, nella Roma, e lo si capisce anche da alcune risposte. Quando gli chiedono quale sia stato il suo ruolo tra Beppe Riso e Lina Souloukou, Ghisolfi ammette: “Il mio compito è stato quello di adattarmi”.
Poi si parla di Dybala, la cui cessione non è stata cercata dalla Roma e del cui rinnovo ancora non si parla, di Juric, scelto per la difesa a 3 ma anche perché conosce la Serie A. Più ottimismo invece per i prolungamenti e gli adeguamenti di Svilar, Zalewski e Pisilli. Ma per il resto c’è poco. Un poco che spaventa, soprattutto per il futuro.
Lotito: “Vogliono farmi vendere”
Non è di certo tipo che se ne sta zitto, invece, il patron della Lazio Claudio Lotito, che davanti alle telecamere e ai microfoni ci è sempre andato. Stavolta lo ha fatto con Il Messaggero, a cui ha concesso un’intervista in cui affronta diversi temi. “Ancora oggi vivo sotto scorta – spiega il presidente biancoceleste – ricevo minacce telefoniche, anche 7-8 al giorno, cortei e cori contro, volantini con la mia tomba e le candele, ma tengo il punto e non mi piego”.
A chi gli parla di “ridimensionamento” risponde con una risata, “è una scusa per costringermi a vendere” dice. Anche perché i fatti parlano chiaro. Parlano di una Lazio che sta lì, dietro le altre, a sgomitare per un piazzamento europeo. Che piaccia o no, Lotito va avanti per la sua strada. “A muso duro” dice lui. Vedremo adesso se il campo gli darà ragione.