Faccia a Faccia
David Villa e Alvaro Morata, chi è o chi è stato il più forte?
Alvaro Morata è stato senza alcun dubbio tra i protagonisti del derby vinto dal Milan. Le sue percussioni centrali, in una posizione inedita e in un ruolo tutto nuovo, hanno dato non poco fastidio all’Inter. Lo spagnolo dunque si candida a diventare protagonista in questa stagione, riprendendosi così la scena. Ed è per questo che vengono in mente paragoni e confronti con attaccanti del passato. Un nome caldo non può che essere quello di David Villa.
Due spagnoli con il gol nel sangue
La carriera del buon David, nato nel 1981, è cominciata nella squadra B dello Sporting Gijon a soli 18 anni, Poco tempo dopo è arrivata la chiamata della prima squadra. La prima dimostrazione del suo avere il gol nella sangue l’ha data però con la maglia del Real Saragozza: 39 i gol e 5 gli assist in 94 apparizioni tra campionato, Coppa UEFA, Coppa del Re, che ha tra l’altro vinto nel 2003-2004, e Supercoppa Spagnola, alzata al cielo nel 2004. Insomma, i numeri sono stati fin da subito dalla sua parte. Ed è per questo che, nel 2005, il Valencia ha sborsato 12 milioni di euro.
Morata, classe 1992, è partito dal Real Madri Castilla, dove si è messo fin da subito in mostra. La chiamata della prima squadra non è stata certo un caso. La partenza ha illuso, ma poi il buon Alvaro ha faticato a trovare spazio, seppur segnando e contribuendo a una vittoria in Supercoppa contro il Barcellona, trovando il primo gol contro il Levante, mantenendo un’ottima media presenze/reti e debuttando in Champions. I big in rosa erano però davvero troppi ed è per questo che, nell’estate del 2014, è passato alla Juventus, per una cifra vicina ai 20 milioni di euro.
Una consacrazione un po’ diversa
David Villa in quel di Valencia è diventata un’autentica bandiera e un vero e proprio simbolo. A parlare per lui sono stati, ancora una volta, i numeri: 29 gol e fornirà 25 assist in 225 partite. La ciliegina sulla torta è stata la Coppa del Re nel 2007-2008. La chiamata del Barcellona nel 2010 è una sorta di premio alla carriera. I blaugrana hanno investito per lui 40 milioni di euro. In tre stagioni, l’attaccante si è tolto molte soddisfazioni, vincendo tutto ciò che, fino a quel momento, non era riuscito a vincere: Liga, Supercoppa e soprattutto Champions e Mondiale per club. La sua grandezza e la sua voglia di mettersi costante in gioco ha trovato dimostrazione nel suo passaggio all’Atletico Madrid, con cui ha portato a caso un campionato e sfiorato una Champions. Logorato, nella mente e nel fisico, ha chiuso la carriera con New York City, Melbourne City e Vissel Kobe.
Dopo un infortunio che ha segnato l’inizio della sua avventura, Morata si è letteralmente preso la Juve, diventando protagonista sia in campionato che in Champions, con tanto di gol in semifinale proprio al Bernabeu. Senza dimenticarsi del gol decisivo in finale di Coppa Italia contro la Lazio. Nella sua seconda stagione ha continuato a dimostrare il suo feeling con le reti, ma, molto spesso, è finito dietro nelle gerarchie, con Dybala che è stato preferito a lui in più di un’occasione. Ed ecco che, nell’estate del 2016, il Real Madrid ha esercitato la clausola di riacquisto. L’annata si è conclusa e con 43 presenze e 20 reti, ma soprattutto con un’incetta di trofei, campionato e Champions in primis.
Tutto questo però non gli è valsa la conferma, aprendo le porte a un’avventura al Chelsea più che soddisfacente: 15 reti in 48 presenze e vittoria in Fa Cup il primo anno. A gennaio 2019, trovando poco spazio, è passato in prestito all’Atletico Madrid, dove, in sei mesi, ha convinto Simeone. I colchoneros, pur riscattandolo, hanno deciso di spedirlo ala Juve. Il ritorno in bianconero è stato però caratterizzato da alti e bassi, pur trovando 20 volte la via del gol. Il secondo anno è stato a dir poco deludente e il resto è storia recente, con Morata che si è rilanciato lo scorso anno all’Atletico Madrid e ora vuole guidare il riscatto del Milan.
Chi è meglio tra Villa e Morata?
Il paragone tra i due è un qualcosa di molto complicato. Villa colpiva soprattutto per la sua duttilità, potendo giocare da prima punta, da seconda punta e da trequartista esterno. La sua classe, la sua tecnica, la sua velocità e la sua freddezza sotto porta lo rendevano letale in qualsiasi ruolo. Lo spagnolo era una sorta di centravanti atipico, a cui di certo, come dimostrano i numeri, non mancava la capacità di andare a segno. Non era forte di testa e non aveva un fisico imponente (174 centimetri di altezza), ma è sempre riuscito a essere decisivo. Una dimostrazione? Quanto fatto con la Spagna a Euro 2008 e ai Mondiali 2010, entrambi vinti dagli iberici.
Anche Morata è tra migliori cannonieri degli ultimi vent’anni della sua Nazionale, viste le sue partecipazioni e reti molteplici competizioni. Anche lui è dotato di una grandissima tecnica e di cinismo sotto porta. Ha qualcosa in più dal punto di vista della forza, della fisicità e del colpo di testa, divenendo letale nelle mischie e nelle situazioni di palla inattiva. Insomma, qualche punto di contatto e qualche differenza. Ad Alvaro il compito, in questi ultimissimi anni di carriera, di cercare il colpaccio per entrare ancor di più nella storia. E chissà che questo non possa arrivare proprio con la maglia del Milan.