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Perché Dusan Vlahovic è in crisi d’identità?

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Il reparto sotto i riflettori della Juventus è l’attacco dove il solo Vlahovic evidentemente non basta

La partita di Dusan Vlahovic ieri è durata 45 minuti. Quando Motta lo ha sostituito con Weah si sono rivisti i fantasmi della scorsa stagione, quando l’attaccante si dimostrava incapace di essere utile a livello di gioco. In questa stagione, Dusan è rimasto a secco in 5 gare su 6. A parte la doppietta con il Verona il numero 9 non riesce ad essere decisivo. Si è detto tanto del suo periodo con Allegri, quando i palloni da buttare dentro erano pochi, ma con Motta di gol ne ha sbagliati troppi.

Vlahovic, troppo prevedibile e lento

La verità è che il limite di Vlahovic sta nel fatto di essere troppo lento e prevedibile. Il gioco di DV9 è facilmente controllabile dai difensori avversari. A questo si aggiunge il suo nervosismo che lo porta a intestardirsi in azioni senza sbocco. In questo momento Vlahovic è un peso e non un valore aggiunto per la Juventus. L’ex Fiorentina non solo sbaglia troppo in fase di conclusione, ma non riesce neanche a fare i movimenti giusti. La gara con il Napoli ha mostrato una volta di più i limiti del serbo. Weah, non propriamente un centravanti, si è mosso di più, dando minori punti di riferimento. L’impressione è che i limiti offensivi della squadra nascano proprio dagli scarsi movimenti dell’ex Fiorentina. Il gioco del Bologna lo scorso anno si basava molto sulla mobilità di Zirkzee, mobilità che Vlahovic non ha e questo rende la manovra bianconera in fase offensiva più prevedibile.

Serve una sterzata

Il futuro di Vlahovic è ancora incerto. C’è la questione contrattuale senza dubbio, c’è uno stipendio da 12 milioni l’anno, ma, soprattutto, c’è l’inadeguatezza del classe 2000. Quando la Juventus decise di puntare su Dusan lo fece perché convinta di aver ingaggiato il numero 9 del futuro. Ad oggi, l’ex Fiorentina non ha mantenuto le attese. Vlahovic lotta, si impegna, si applica ma dà sempre l’impressione di avere qualcosa in meno per fare il salto in avanti. La sua carriera sta prendendo una brutta piega. Motta continua a proteggerlo e a motivarlo, ma sta a lui aiutarsi. Se quest’anno non riuscisse a fare il salto di qualità in estate tutto potrebbe accadere.

Davide Luciani

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