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De Rossi, Maldini e gli altri. Il calcio degli algoritmi contro le bandiere
Il cellulare vibra grosso modo intorno alle 9. Non avevo fatto in tempo a guardare nessuna notizia, anzi non le avevo volute leggere perché in fondo il pareggio al 96esimo con il Genoa continuava a farmi male. Apro l’anteprima, capisco che è qualcosa di grosso. Qualcosa di inaspettato.
La Roma ha esonerato Daniele De Rossi, dopo 4 giornate e solo 2 punti raccolti. La Roma ha esonerato Daniele De Rossi e io in fondo sono un po’ contento: per quest’anno il campionato è finito. Posso dedicarmi ad altro.
Bandiere usa e getta
Da qualunque prospettiva si voglia guardare la vicenda, è un fallimento. Dal punto di vista dei tifosi, il primo, il più importante, visto che il calcio è della gente, o così dovrebbe essere. L’ennesima bandiera utilizzata come parafulmine, prima come calmante, per placare la rivolta dell’esonero di Mourinho, poi come capro espiatorio, per spiegare la crisi di risultati. Dal punto di vista tecnico, progettuale, è una scelta incomprensibile: dopo un’intera estate a costruire insieme una rosa, a impostare trattative, prospettive, linee di intervento, la rotta cambia, dopo appena 4 giornate. Dal punto di vista economico, poi, non ne parliamo: un rinnovo che arriva a giugno, per tre anni, e un esonero che arriva a settembre. Forse è un record, ma non ho la forza di cercare.
Da Roma a Milano, la sostanza non cambia
I due addii di De Rossi alla Roma, il primo da calciatore, il secondo adesso da allenatore, sono intrisi di rabbia, di incomprensioni, di ragioni finanziarie, economiche, matematiche che niente hanno a che vedere con le ragioni del cuore, con le ragioni del campo. Ma a Roma ci eravamo abituati: era già successo con Francesco Totti, che nel 2017 diventa dirigente e poi nel 2019 decide di abbandonare, per alcune divergenze con la società. “Perché io, Maldini e Del Piero siamo fuori dal calcio? – gli chiesero, qualche settimana fa – Perché diventi ingombrante, un nome importante offusca tutto il resto”.
A Milano, il Fondo Elliott si sbarazza in fretta di una bandiera come Maldini, che da dirigente aveva ricostruito un ciclo vincente e solido. A Torino invece non fanno neanche avvicinare Del Piero. Ma in fondo non c’è da stupirsi: è il calcio degli algoritmi, delle previsioni matematiche, il calcio dei numeri che si oppone al calcio del cuore. Il prossimo anno, in panchina, metteteci l’Intelligenza Artificiale.