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Daniele De Rossi: l’illusione di essere profeta in patria

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Dopo i deludenti risultati della Roma De Rossi è stato esonerato dalla Roma

Daniele De Rossi è arrivato alla Roma tra lo scetticismo generale al posto di Mourinho. L’ex centrocampista era reduce da una prima esperienza disastrosa in B, alla Spal, terminata con un esonero e da più parti si riteneva la scelta inadeguata. Inizialmente i risultati hanno smentito i critici. La Roma, rimodulata dal neo tecnico, dette delle buone risposte. Poi, però, i limiti iniziarono a manifestarsi. Attualmente nelle ultime 12 gare della gestione De Rossi, i giallorossi hanno vinto appena una volta, contro il Genoa tra campionato e coppa. Proprio quel Genoa che ha allungato la serie negativa dei giallorossi con il pareggio al 96′. L’esonero del tecnico, dunque, pur sorprendente per tempistiche, non lo è se si analizza la sua gestione.

De Rossi: personalità senza qualità

De Rossi è senza dubbio un tecnico di personalità. Lo ha dimostrando lanciando Svilar prima e Pisilli poi. Tuttavia, è evidentemente un tecnico dalle idee limitate. La fase difensiva dei giallorossi è da film horror fin dal suo arrivo e non è mai migliorata. Inoltre, il tecnico sembrava essersi incartato in quella che era nata come la “coppia dei sogni” ed è subito diventata staffetta. Parliamo ovviamente della gestione Soulè-Dybala. Ora è chiaro che il classe 2003 era stato preso per sostituire Paulo e non per giocarci insieme. Tuttavia, il dietrofront dell’ex Palermo al trasferimento in Arabia ha finito per stravolgere i piani tattici di De Rossi, incapace di trovare una quadra tattica che riuscisse a far convivere i due argentini.

Se nella gestione Dybala le colpe vanno divise tra il tecnico e la società, non così si può dire di quella della squadra. La Roma al momento dell’esonero dell’allenatore aveva diversi giocatori che non rientravano nel suo progetto come Paredes o El Shaarawi e molti rischiavano di aggiungersi, data la gestione tutt’altro che chiara. La verità è che il tecnico non ha apportato alcuna miglioria tattica, ruotando uomini senza un’idea precisa. Quest’anno la Roma sarebbe dovuta partite con il 4-3-3, ma l’ingaggio di Hermoso e Hummels hanno fatto ipotizzare ad un ritorno al 3-5-2, modulo che rischiava di penalizzare non solo il duo Dybala-Soulè, ma anche l’altro giocatore di qualità, Pellegrini.

Benché la dirigenza gli avesse fatto firmare un triennale in estate e avesse ribadito la sua fiducia a De Rossi, il tecnico probabilmente si è auto-esonerato proprio a causa di questa gestione “allegra”. Le sue letture di partita finora sono state disastrose e la squadra iniziava già a far sentire i primi mugugni. La verità è che un allenatore non deve avere solo personalità, ma qualità nel saper leggere le gare e nel gestire uomini e momenti, qualità che De Rossi fin qui non ha mostrato. Se veramente vuole diventare un allenatore di livello, Daniele deve far tesoro di questa esperienza e fare dei passi indietro.

De Rossi deve capire che non basta avere un’idea tattica moderna per essere un allenatore moderno. Serve una gestione  diversa dello spogliatoio, una maggiore applicazione alla fase difensiva, una miglior gestione della gara, tutte cose che ha dimostrato di non avere.  Insomma: l’ex campione del mondo deve crescere in fretta, perché la pazienza dei dirigenti, al di là delle parole di circostanza, è poca. Diversamente la sua carriera rischia di intraprendere una deriva pericolosa come quella dei vari Ferrara, Pirlo, Inzaghi, Gattuso, Brocchi e via discorrendo.

Davide Luciani   

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