Faccia a Faccia
Lautaro Martinez-Milito: chi è il più forte?
La storia dell’Inter senza alcun dubbio dice tantissimo. E se c’è una cosa in cui il club nerazzurro è specializzato è sicuramente il feeling con gli attaccanti argentini.

Il pensiero, in un mix tra passato, seppur abbastanza recente, e presente va inevitabilmente a un ipotetico faccia a faccia tra Diego Milito e Lautaro Martinez. Le loro storie sono molto diverse, ma in comune c’è l’amore per loro del popolo della compagine meneghine.
Due argentini con il gol nel sangue
Nato a Bernal il 12 giugno 1979, il buon Diego ha mosso i primi passi nel Racing Avellaneda. 137 presenze, 34 gol e un Torneo Apertura, vinto nel 2001: l’inizio non è davvero male. Nel gennaio del 2004 è stato acquistato dal Genoa, Con i rossoblu è stato subito protagonista, con 31 gol in B. La retrocessione in Serie C ha costretto i liguri a cederlo in prestito al Real Saragozza. Il feeling con il gol è però rimasto intatto, visto che ne ha messi a segno ben 38. Le 15 reti l’anno dopo non sono bastate per evitare la Serie B. Ed ecco che, nell’estate del 2008, negli ultimi istanti del mercato, ha fatto il suo ritorno al Grifone. Un secondo capitolo della storia che in molti ricorderanno bene: 24 gol e storico quarto posto. E il premio si è chiamato Inter.
Molto simili gli inizi di Lautaro, nato il 22 agosto del 1997 a Bahia Bianca. Infatti anche lui ha cominciato al Racing Avellaneda, dopo una brevissima parentesi nel Liniers. Ha esordito nel 2015, prendendo proprio il posto di Milito, 27 gol in 62 partite e subito chiamata dalla Pinetina, con un investimento di 25 milioni di euro. Insomma, per vestirsi di nerazzurro, il Toro (questo il suo soprannome) ci ha sicuramente messo molto meno tempo.
Com’è arrivata la consacrazione
A Milano Diego Milito è ufficialmente diventato Principe. Anzi, si è trasformato in Re. Il fatto che il suo primo gol sia arrivato in un derby è stato quasi un segnale. Ma è in Champions che è diventato un autentico eroe, segnando in tutte le gare di andata della fase a eliminazione diretta. L’apice è stata poi la doppietta nella finale con il Bayern Monaco. Un trionfo completato da altre due reti decisive: quella in finale di Coppa Italia con la Roma e nel match contro il Siena, che ha assegnato lo scudetto. Insomma, l’argentino è stato uno degli eroi del Triplete del 2009. Ed è per questo che è definitivamente entrato nella storia del club.
Negli anni successivi, pur non essendo sempre e comunque al top, ha toccato molti traguardi importanti, come superare due volte quota 200, sia come gol con i club in Italia che come presenze nei nostri campionati. Il 1 febbraio 2012 ha messo a segno quattro gol con il Palermo, ma soprattutto il 6 maggio dello stesso anno è stato ancora una volta eroe in una stracittadina, realizzando una tripletta. Insomma, il suo feeling con il gol è stato confermato anche in momenti non semplicissimi. E il ritorno al Racing ha rappresentato la perfetta chiusura del cerchio di una carriera fantastica.
Meno scoppiettante l’impatto meneghino di Lautaro Martinez, che ha cominciato, nella stagione 2018/2019, come riserva di Mauro Icardi. I problemi con il club di quest’ultimo però sono finiti per diventare una grandissima occasione, perfettamente sfruttata, con tanto di gol in un derby. E quello è sempre un ottimo inizio. L’anno dopo è cominciata la svolta, con Antonio Conte e il posto da titolare. Con il tecnico leccese sono arrivate una finale di Europa League, poi persa con il Siviglia, e soprattutto lo scudetto. E l’argentino ha formato una coppia, a dir poco travolgente, con Romelu Lukaku.
Con l’arrivo in panchina di Inzaghi, la musica non è cambiata, ma è cambiato il partner. Con Dzeko, Lautaro è riuscito a trovare subito sintonia, migliorando i suoi numeri. Due Coppa Italia e due Supercoppe hanno fatto da apripista al campionato vinto lo scorso anno. Uno scudetto conquistato con la fascia dal capitano al braccio e 20 gol realizzati. Ed ecco che anche per lui c’è posto nella storia, essendo già entrato nella Top 10 dei marcatori dell’Inter, superando colleghi del calibro di Christian Vieri ed eguagliando Mauro Icardi. E da scrivere c’è ancora tantissimo.
Un confronto difficile
Ma si può fare un confronto? Milito è stato un goleador duro e puro, letale di testa e con ambo i piedi. A questo abbinava tecnica e intelligenza fuori dal comune, che gli permetteva di leggere perfettamente certe situazioni e azioni. Insomma, un’arma pronta a colpire. Lautaro appare più duttile, potendo agire sia da supporto a una prima punta, come fatto con Lukaku e Dzeko, sia come vero e proprio numero nove, La freddezza sotto porta è, anche nel suo caso, quella da killer vero, ma a questo aggiunge forza fisica, velocità, colpo di testa, grinta e capacità di far salire la squadra. Insomma, la ciliegina sulla torta potrebbe essere un trionfo europeo, anche se non vanno dimenticati i trionfi con l’Argentina.












