Overvaluation
Muriqi e il Pirata mancato nella Capitale
Nella domenica di agosto dei top campionati europei, in una Serie A piena di sorprese, in una Premier che ha visto brillare tutte le big, c’è un qualcosa che, in Liga, non è certo passato inosservato. Il pensiero va ovviamente al pari tra Real Madrid e Maiorca. E il giustiziere dei Blancos è stato quel Vedat Muriqi che tanto male ha fatto alla Lazio. Ma che cosa c’è stato dietro quest’avventura così tanto breve e tutt’altro che idilliaca? Giusto raccontare un po’ tutta la storia.
Classe 1994, l’ex biancoceleste è nato a Prizren, in Kosovo, in un periodo non certo facile. La guerra era in corso e il piccolo Vedat una volta ha anche rischiato la vita. Dopo qualche esperienza con qualche club della sua terra natia, da cui era scappato a causa del conflitto, trovando rifugio in Albania, vivendo a stretto contatto con la povertà, la sua carriera ha preso forma in Turchia. L’esplosione è arrivata al Fenerbahce, con cui ha realizzato 15 gol e sei assist in una sola stagione. In realtà però è anche il suo rendimento con la maglia della Nazionale kosovara ad attirare l’attenzione della Lazio: nel 2020 eravamo a 8 gol in 23 partite (oggi sono 26 reti in 56 presenze). Insomma, la scelta aveva un suo fondamento, e tra l’altro anche l’investimento è stato di quelli importanti: 20 milioni di euro.
Ariete d’area, bravo di testa e di sponda, Muriqi non è riuscito a inserirsi negli schemi di Inzaghi. Ogni volta che l’attaccante è sceso in campo è apparso un vero e proprio pesce fuor d’acqua, chiudendo la stagione con due sole reti. E poco è cambiato con l’arrivo di Maurizio Sarri. L’addio è stato inevitabile. E il resto è davvero storia recente, con un giocatore rinato al Maiorca. Da gennaio a giugno 2022 ha contribuito alla salvezza degli iberici, segnando gol importanti, come quello della vittoria contro l’Atletico Madrid. Nelle due stagioni successive segna 22 gol, toccando doppia cifra, 16 reti, nel 2022/2023. Insomma, numeri che portano a chiedersi cosa non funzionasse nella Capitale. Il buon Vedat, in un ‘intervista rilasciata ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, ha mostrato grande umiltà, assumendosi tutte le responsabilità: «Niente scuse, niente responsabilità altrui, perché è stata solo colpa mia. Avevo un problema alla coscia, mia moglie incinta era rimasta in Turchia e io mi sentivo solo e ambientarmi è stato complicato. Stavo male, dentro e fuori dal campo. La testa soffriva forse più del fisico e sono addirittura arrivato a pensare di essere scarsissimo e che la stagione al Fenerbahce fosse solo frutto della fortuna». Ma è davvero solo così? Restano i dubbi, specie quando si parla di una piazza, a volte un po’ schizofrenica, dove spesso non si ha la pazienza di aspettare giocatori e dove, per molti, è difficile rendere. Resta che un po’ la delusione e l’amarezza di non aver mai visto il Pirata in Italia.