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Javier Portillo, il galactico diventato meteora

Javier Portillo. Questo è un nome che, nei tifosi della Fiorentina, non può non suscitare ricordi, seppur non troppo positivi e idilliaci. Lo spagnolo è stato uno dei tanti prodotti del vivaio del Real Madrid. Il punto è che di lui si diceva un gran bene, tanto che l’attaccante veniva considerato un vero e proprio predestinato. Il suo prestito ai viola doveva essere l’inizio di una grandissima carriera. Una carriera che però ha detto ben altro.
Era l’estate del 2004 quando il classe 1982 era sbarcato a Firenze, pieno di speranze e facendo sognare una città intera. D’altronde i 700 gol con le giovanili dei Blancos erano un biglietto da visita non da poco. Insomma, i numeri erano tutti dalla sua parte. In casa toscana poi, dopo stagioni difficili, si sognava in grande, visto che l’iberico andava a completare un reparto offensivo formato da Miccoli, Pazzini e Riganò. Dunque una sorta di ciliegina sulla torta messa a disposizione di mister Mondonico. Perché il buon Javier con i “grandi” aveva in realtà già giocato, trovando il gol persino in Champions. C’è poco da dire: le caratteristiche e le premesse per un baby fenomeno c’erano davvero tutte. Portillo a Firenze era solo di passaggio. Era il classico 22enne in cerca della maturazione definitiva prima del grande salto. In realtà però, fin da subito, sono venuti fuori i primi problemi, con una collocazione tattica difficile da trovare e a un adattamento alla Serie A che tardava ad arrivare. D’altronde il calcio italiano era, già a quei tempi, ben diverso da quello spagnolo. Ed ecco che, dopo un’iniziale fiducia, Portillo è finito in panchina.
Il gol che non arrivava ha forse, in quella stagione, fatto il resto. L’attaccante si è trovato chiuso da un compagni di reparto e anche cn l’arrivo di Buso in panchina nulla sembra cambiare. L’unica rete con la Fiorentina è arrivata a dicembre, con una magistrale punizione al Chievo. Insomma, aspettative a dir poco deluse, con lo stesso Real Madrid ad ammettere il fallimento di questo prestito. Un Real che non ha poi mai puntato su di lui. Una carriera poi passata tra Bruges, Gimnastic, Osasuna, Las Palmas e Hercules. Tutte avventura dove non c’è mai stata la rinascita e il riscatto. Un galactico (così lo definì, ironicamente, un tifoso della Fiorentina, scrivendolo con un bomboletta spray, sotto la finestra del suo appartamento) che si è riscoperto meteora.












