La Caduta degli Dei
Andrej Arshavin, un principe sul dorso di un cavallo
L’Europeo del 2008 non era iniziato nel migliore dei modi per Andrej Arshavin. Durante le qualificazioni, all’ultima partita contro l’Andorra, aveva rifilato una gomitata ad un avversario. Cartellino rosso, 2 giornate di squalifica, che gli fanno saltare le prime sfide nel Gruppo D.
Poi rientra in campo. Prima segna contro la Svezia, conquistando la qualificazione ai quarti, poi stende i Paesi Bassi di Marco Van Basten, con un 3 a 1 che sa di storia. Arshavin segna il terzo gol della Russia, bellissimo. Per esultare decide di togliersi qualche sassolino dalle scarpe: corre e intanto si porta il dito alla bocca. “State zitti”, sembra dire. “Io posso fare di tutto”. E di tutto, infatti, Arshavin è stato capace.
Le vittorie con Zenit e Arsenal
I primi 15 anni della carriera di Arshavin sono tutti tra Russia e Regno Unito, tra San Pietroburgo e Londra. Il 2008 è il suo anno di grazia: gli Europei da rivelazione con la nazionale, la Coppa Uefa e la Supercoppa Europea, la prima contro i Rangers, la seconda contro il Manchester United, il Manchester di Ferguson, di Rooney, di Tevez, di Ferdinand, di Scholes. Un anno che si conclude con il sesto posto nella classifica del Pallone d’Oro.
L’anno dopo è a Londra, sponda Arsenal, che ha appena sborsato 20 milioni per aggiudicarselo. Prima stagione complicata, poi scatta la scintilla: alla seconda sono 39 partite e 12 reti, alla terza 10 centri in 52 partite. Poi la stella inizia a spegnersi, torna a casa per ritrovare la luminosità, prima allo Zenit, poi al Krasnodar. Ma ormai la magia è finita. L’ultima maglia è quella del Kairat, in Kazakistan.
Gli eccessi fuori dal campo
Intanto iniziano i problemi fuori dal campo. Prima la polemica per alcuni commenti sessisti (“Non darei mai lezioni di guida alle donne. Dovremmo costruire nuove strade solo per loro. Perché? Non sai mai cosa aspettarti da una donna al volante. Se vedi una macchina che sterza senza motivo o che fa strane cose, stai sicuro che la sta guidando una donna. Se ne avessi il potere, vieterei alle donne di guidare e invaliderei tutte le loro patenti”). Poi i problemi con l’alcol, come quella notte in cui fa l’alba al Maximus, night club di San Pietroburgo. Arshavin è ubriaco, all’alba chiama un maneggio e affitta un cavallo. Altri dicono che lo abbia addirittura rubato.
Così torna a casa Arshavin, in sella a un cavallo. La giusta parola fine alla parabola di un giocatore principesco. Che è durato però fino alla mezzanotte.