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Riccardo Calafiori sa come ripartire

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Riccardo Calafiori - Ph Eurosport

È il 2018 quando Riccardo Calafiori, all’epoca giovane promessa della Roma, subisce un gravissimo infortunio al ginocchio sinistro durante una partita di Youth League contro il Viktoria Plezen. Il ginocchio appare quasi disintegrato, i legamenti completamente rotti, così come i menischi. Quando i medici guardano i referti quasi non ci credono. Sono infortuni di chi va in moto, dicono.

Calafiori ha appena 16 anni e qualcuno parla addirittura di addio al calcio. Oggi è in Nazionale, è uno dei simboli del Bologna in Champions. Secondo voi sarà un problema, per uno come lui, ripartire dopo un autogol?

Calafiori. Fonte Foto: JuveNews24

Calafiori. Fonte Foto: JuveNews24

La carriera di Calafiori

Cresciuto nelle giovanili della Roma, ha sempre giocato sotto età a Trigoria, prima con gli Under17 e poi con la Primavera. Una trafila verso la prima squadra, con la prima convocazione nell’ottobre 2019 e poi il debutto, nella vittoria contro la Juventus, all’ultima giornata di campionato, nell’agosto 2020. A novembre arriva invece il primo gol, con un tiro straordinario da fuori contro lo Young Boys, in Europa League.

Poi a Trigoria arriva Josè Mourinho, che ha bisogno di una squadra pronta, di “cani pazzi”. E Calafiori non rientra nei piani. Prima va in prestito al Genoa, poi un anno di apprendistato al Basilea, che se lo porta a casa per 1,5 milioni di bonus. Nell’agosto del 2023 arriva la chiamata del Bologna, che mette sul piatto 4 milioni di euro. Quotazioni che fanno ridere se si pensa che oggi, almeno su Transfermarkt, il suo valore è 10 volte tanto.

Calafiori ai tempi della Roma. Fonte Foto: Corriere dello Sport

Calafiori ai tempi della Roma. Fonte Foto: Corriere dello Sport

Una rinascita anche nel ruolo

Calafiori negli ultimi anni è cambiato tanto. Prima era un terzino sinistro dotato di buona corsa e grande propensione al cross. Ora è diventato difensore centrale, ritrovando quel ruolo che aveva perso alle giovanili della Roma.

Ai tempi lo chiamavano “Ruspa”, per quel modo che aveva di avanzare in modo deciso e potente, ma sempre con eleganza e precisione. Uno stile che ritroviamo anche adesso, in Bologna e con la Nazionale. “Gli autogol sono bellissimi perché ci rendono umani – scrivono i giornalisti tedeschi dello Spiegelsolo Calafiori non vede la bellezza del momento e resta disteso a pancia in giù come se sperasse di essere mangiato dall’erba. Gli autogol sono i re dell’era del rabbrividire. L’autogol è la crepa nella matrice, il trionfo del caso sul piano, l’incidente perfetto”. La caduta ideale per poi risalire. Una cosa che Calafiori sa fare abbastanza bene.

Prof di giorno, giornalista freelance di notte. Direttore de il Catenaccio e Head Writer di Sportcafe24.com

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