La Caduta degli Dei
Dalle stelle alle stalle: la strana parabola di Fabrizio Miccoli

Lo chiamavano il Romario del Salento, oppure il Pibe di Nardò. Sulla gamba sinistra ha lo stesso tatuaggio del Pibe de Oro, quello con la faccia di Che Guevara anche se non sapeva chi fosse, “l’ho visto su Maradona” si era giustificato Fabrizio Miccoli.
Una vera ossessione quella per Maradona, che lo spinse a chiamare Diego il suo secondo figlio e a comprare per 25 mila euro un orecchino sequestrato al fantasista argentino. Miccoli il suo idolo se l’era scelto bene. E ha provato a seguirne le orme, segnando e incantando su e già per lo stivale italiano e poi in Portogallo. Ma forse quello che ha preso di più dal Pibe de Oro è stata la sua capacità di spaccare l’opinione pubblica, finendo al centro di controversie e polemiche.

Fabrizio Miccoli con la maglia del Palermo. Fonte Foto: Calciomercato.com
La carriera di Fabrizio Miccoli
Classe 1979, di Nardò, Fabrizio Miccoli inizia la sua carriera con il Casarano nel 1996. È alla Ternana però che attira le attenzioni delle big, dopo aver collezionato 32 gol in 120 presenze. Così lo acquista la Juventus, che lo manda per un anno in prestito al Perugia. Nella stagione 2003 2004 è a Torino, con la maglia bianconera, conquista una Supercoppa Italiana e mette a segno 8 centri in 25 partite. Poi la Fiorentina, il Benfica, i cinque anni di Palermo, dove diventa un idolo della tifoseria con 165 partite e 74 gol. Poi il fine carriera, nella sua Puglia, a Lecce, prima di una fugace apparizione nel campionato maltese, con il Birkirkara. Ma è soprattutto fuori dal campo che Fabrizio Miccoli fa parlare di sé.

Miccoli. Fonte Foto: Il pallone racconta
Tra campo e tribunale
È il 2013 quando Miccoli viene coinvolto in un’inchiesta giudiziaria per presunti rapporti con la mafia siciliana. In particolare, è stato accusato di aver chiesto a Mauro Lauricella, figlio di un noto boss mafioso, di recuperare dei soldi da un amico. A far finire il calciatore in prima pagina, però, sono alcune intercettazioni telefoniche in cui si sente Miccoli pronunciare frasi offensive nei confronti del giudice Giovanni Falcone, l’eroe nella lotta contro la mafia. Lo chiama “fango”, lo insulta. La FIGC apre un’inchiesta, Miccoli si presenta in conferenza stampa in lacrime, chiede scusa alla città di Palermo, poi scrive una lettera idealmente indirizzata a Falcone, pubblicata su La Repubblica. Ma il caso, ormai, è esploso.
Nel 2021, intanto, arriva la condanna definitiva a 3 anni e 6 mesi di reclusione, per estorsione aggravata dal metodo mafioso. È la parola fine sulla sua esperienza nel mondo del calcio, anche se nel 2022 il Tribunale di Venezia gli concede la misura alternativa dell’affidamento in prova. Miccoli oggi si occupa della sua scuola calcio. Con la speranza che questo sport, la sua passione, possa riaprire una nuova pagina della sua vita.
