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Faccia a Faccia

Faccia a Faccia: chi è più forte tra Immobile e Balotelli?

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immobile balotelli faccia a faccia

Inutile nascondersi, perché in tanti, soprattutto negli scorsi anni, anche solo e soltanto per mera curiosità, si sono chiesti chi fosse più forte tra Ciro Immobile e Mario Balotelli. Un confronto che nasce soprattutto per quanto fatto, o, a seconda dei punti di vista, non fatto dai due con la maglia della Nazionale. Non resta dunque che provare a rispondere, entrando nel dettaglio e nello specifico della carriera dei due bomber.

Ciro Immobile, il re del gol troppo spesso criticato

Classe 1990, muove i primi passi nelle giovanili del Sorrento.  Ed è, realizzando un doppietta contro gli Allievi del Torino, che colpisce gli osservatori della Juventus. Ed ecco che, a soli 17 anni, viene acquistato dai bianconeri, che lo aggregano alla squadra Primavera. Con i piemontesi vince ben due Tornei di Viareggio, mettendo in mostra tutte le sue qualità e la sua freddezza sotto porta. Il 14 marzo 2009, a soli 19 anni, arriva persino il suo esordio in Serie A, Successivamente inizia però la girandola di prestiti, con Ciro che si fa le ossa in Serie B, tra Siena, Grosseto e soprattutto Pescara. Con gli abruzzesi infatti, sotto la guida di Zeman, e in compagnia di giocatori del calibro di Insigne e Verratti, vince il campionato di Serie B, realizzando ben 28 reti in campionato, che gli valgono il titolo di capocannoniere.

Con questo biglietto da visita, ritorna in Serie A, con la maglia del Genoa. Con i liguri però non riesce a incidere più di tanto, segnando solo 5 reti in stagione. Il suo riscatto si chiama Torino. Con i granata infatti diventa capocannoniere della Serie A nel 2014 con 22 reti. Numeri che gli valgono la chiamata del Borussia Dortmund. In Germania però Immobile non riesce ad ambientarsi, pagando anche una stagione tutt’altro che positiva dei gialloneri. 10 le sue reti, di cui ben quattro in Champions. Non va molto meglio l’anno dopo al Siviglia, tanto che, nel gennaio del 2016 torna al Torino, dove ritrova se stesso. Il resto è storia recente ed  è la sua avventura alla Lazio, iniziata nell’estate del 2017. Un’avventura fatta di gol e record, con l’attaccante che ha vinto tre titoli di capocannoniere e la Scarpa d’Oro, oltre a due Supercoppe e una Coppa Italia. Nonostante sia diventato il primo marcatore della storia della Lazio e abbia toccato i 200 gol in Serie A, nell’ultimo periodo è stato oggetto di numerose critiche, per il suo rendimento in evidente calo.

Critiche che, a dirla tutta, nascono in particolar modo da quello che è stato il suo rendimento in Nazionale. Infatti, per molti, Immobile, più che l’attaccante titolare della squadra campione d’Europa nel 2021, dove ha realizzato due reti, è stato l’attaccante dei due Mondiali mancati, il primo con Ventura e il secondo con Mancini. Eppure, numeri alla mano, è proprio lui il miglior attaccante ancora in attività per numero di reti (17). Dietro di lui c’è proprio Mario Balotelli, arrivato a quota 14.

Mario Balotelli, un nome e un rimpianto

Esordisce a soli 15 anni con la maglia del Lumezzane e, nell’estate del 2006, entra a far parte della Primavera dell’Inter. Contribuisce fin da subito alla vittoria del campionato e del Torneo di Viareggio. Prestazioni che gli valgono l’essere aggregato in prima squadra, con tanto di esordio in Serie A a 17 anni. Insomma, fin da subito, il buon Mario pare un predestinato. Le sue qualità vengono messe in mostra con una doppietta ai rivali di sempre della Juventus nei quarti di finale di Coppa Italia. Dunque, sembra essere nata una stella. Peccato che, al suo indiscutibile talento, si accompagnano, fin dai primissimi mesi, dei limiti caratteriali fin troppo chiari ed evidenti. Prima Mancini e poi Mourinho provano a limare tutto ciò, con Balotelli che è comunque protagonista in campo nei tanti trionfi nerazzurri in campo nazionale. Insomma, tanti alti e bassi, con un addio inevitabile che arriva nel 2010. Chiude comunque con 28 gol e sei trofei. Numeri non da poco per la sua giovane età.

Approda al Manchester City, dove, tra l’altro, ritrova Roberto Mancini. E, ancora una volta, Mario alterna sprazzi di talento puro e cristallino a totale indisciplina. Il suo apice in Inghilterra arriva comunque nel 2011/2012, con 13 gol e la firma nel trionfo in campionato, con un gol decisivo nell’ultima partita di Premier. Il richiamo dell’Italia è per lui però troppo forte, tanto che, nel gennaio del 2013, approda al Milan. E, con i rossoneri, torna grande protagonista, con 12 gol in 13 partite di Serie A. Negli anni successivi però non riesce a confermarsi, pur segnando 14 gol. A fare più notizia però è, ancora una volta la sua personalità volatile. E la cessione è inevitabile. Il riscatto, quantomeno tentato è ancora in Inghilterra, ma stavolta al Liverpool.

Con i Reds però è un’autentica delusione, con solo 16 partite giocatee  una rete. Torna al Milan, ma la sua carriera sembra in fase calante. In Francia tra Marsiglia e Nizza, torna a mostrare sprazzi di genio, ritrovando un po’ se stesso. Il resto è storia recente, con delle buon avventure a Monza e Brescia, senza però mostrare l’esplosività avuta ai tempi d’oro. Nel 2021/2022, ritrova brillantezza e rapporto con il gol con la maglia dell’Adana Demirspor; 18 gol in 31 partite. Dopo una breve parentesi agli svizzeri del Sion (sei reti in 19 presenze), ritorna nel club turco, dove sta ancora segnando con regolarità. Segnali di una seconda giovinezza?

Come nel caso di Immobile, molti giudizi sono influenzati dalla Nazionale. Mario Balotelli è stato grande protagonista nel secondo posto degli Europei del 2012, con una stupenda doppietta nella semifinale con la Germania, ma anche il grande assente ai Mondiali del 2014. E in tanti, forse troppi, si ricordano solo quest’ultimo aspetto. Perché, si sa, certe cose rimangono più impresse quando sono una cocente e bruciante delusione.

Ma chi è più forte?

Inutile nascondersi: per fisicità, tecnica, qualità, talento, fiuto del gol, potenza e resistenza, Mario Balotelli sarebbe potuto essere un attaccante top per almeno dieci anni, divenendo titolare insostituibile per qualsiasi CT. Purtroppo i suoi limiti caratteriali hanno pesato e non poco, allontanandolo dal calcio che conta e dal giro del Nazionale. Immobile spicca per la sua capacità nell’attaccare gli spazi e nello svariare su tutto il fronte offensivo. Sicuramente però Ciro ha fatto la differenza con la sua continuità e il suo avere sempre e comunque la testa sopra le spalle. In realtà però, caratteristiche alla mano, i due avrebbero anche potuto giocare insieme. E chissà se, in quel caso, l’Italia avrebbe avuto almeno una partecipazione in più al Mondiale.

Giornalista freelance, copywriter e ghostwriter. Sono uno dei volti e delle firme storiche di Sportcafe24.com

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