Connect with us

Overvaluation

Amauri e quel numero 11 che tutti ancora aspettano

Pubblicato

|

Amauri Carvalho de Oliveira. Basterebbe questo nome per far aprire a molti il cassetto dei ricordi. In fondo si sta parlando di un passato nemmeno troppo lontano. In tanti infatti si ricorderanno della sua esplosione al Palermo e della sua avventura alla Juventus. Avventura che, dopo una buona partenza. si è rivelata una vera e propria delusione. La storia è tutta da raccontare nel dettaglio, perché ci sono degli aspetti che meritano di essere senza alcun dubbio analizzati.

Dalla svolta al Santa Catarina al bomber d’Italia

Dopo qualche esperienza tutt’altro che soddisfacente e un’infanzia difficile, vissuta lavorando un supermercato, in una fabbrica di carbonella e nel settore metallurgico, la svolta per lui arriva al Santa Catarina, un club di Serie B brasiliana, distante oltre 10 ore da San Paolo. Da quel momento inizia a segnare e a trovare un pizzico di continuità. Impressiona molti osservatori nell‘edizione 2000 del Torneo di Viareggio e quindi approda in Europa, essendo tesserato dal Bellinzona. Ma nel suo destino c’è l’Italia, con un continuo girovagare tra Parma, Napoli, Piacenza, Empoli e Messina. Trova continuità al Chievo, dove gioca e segna con costanza e addirittura, anche a causa del terremoto Calciopoli, arriva ai preliminari di Champions, dove realizza due gol.

Ed ecco che per lui c’è un’altra svolta, perché arriva la chiamata del Palermo. In Sicilia Amauri raggiunge la piena maturità calcistica. Grazie alle sue reti, i rosanero arrivano in testa alla classifica, ma viene poi rallentato da un infortunio, che per i siciliani costa la qualificazione in Champions League. Nella seconda stagione sotto la guida di Guidolin torna a esprimersi ad alti livelli, chiudendo la più importante avventura della sua carriera con 23 gol e con un importante riconoscimento, quello di Miglior calciatore ai Golden Goal del calcio 2007-2008. Insomma, è lui il bomber d’Italia. E non ci sono dubbi.

Amauri e Juve, un amore complicato. O forse mai nato

Sono dunque queste le credenziali con cui arriva alla Juventus, raccogliendo tra l’altro un numero pesante: l’11 di Nedved, indossato dopo il ritiro del ceco. Il classe 1980 si cala benissimo nel ruolo e, nel primo anno, è il giocatore più impiegato. L’anno dopo però fa malissimo, pagando il periodo negativo vissuto dalla Vecchia Signora. L’attaccante vive un’annata sottotono, perdendo il suo feeling con il gol. E tra l’altro piove anche sul bagnato, visto che, il primo luglio 2010, la FIGC comunica le sanzioni seguenti ai deferimenti per irregolarità sul trasferimento del giocatore, al quale viene comminata un’ammenda. Insomma, è il buio più totale, confermato da alcuni infortuni.

Il riscatto e quel gol decisivo

L’italo-brasiliano trova comunque il suo riscatto, con le esperienze positive al Parma e alla Fiorentina. Ed è proprio con la maglia dei viola che, il 7 aprile 2012, segna il gol vittoria contro il Milan. Ko che ai rossoneri costa lo scudetto, vinto poi proprio dalla Juve. Una rete che vale, ma che non può non far pensare alla delusione. E soprattutto a quei 22,8 milioni di euro investiti per un numero 11 che, in realtà, non c’è mai realmente stato. Ma chissà, a distanza di un po’ di anni, cosa pensano gli juventini.

Giornalista freelance, copywriter e ghostwriter. Sono uno dei volti e delle firme storiche di Sportcafe24.com

Clicca per commentare

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *