La Caduta degli Dei
La crisi di Cafù, tra debiti e confische
Uno dei migliori terzini della storia del calcio. Lo chiamavano Pendolino, per la capacità che aveva di fare su e giù su quella fascia. 163 partite con la Roma, 115 con il Milan, più di 140 con la maglia della Seleçao. Un palmares che vanta due scudetti, due supercoppe italiane, due supercoppe europee, una Champions League, Mondiale del Club e altri due mondiali con il Brasile. È questa, in breve, la carriera di Cafù.
Un calciatore fenomenale, un personaggio iconico. Uno dei tanti calciatori che, dopo il ritiro, ha vissuto momenti difficili, tra debiti, crisi e spese insostenibili.
La discesa del Pendolino
La storia risale a qualche anno fa e parla di un Cafù travolto dai debiti e costretto a mettere in vendita le sue proprietà pur di pagare i creditori. Difficoltà economiche che lo hanno costretto a mettere all’asta la villa di famiglia, situata in una delle zone più esclusive della città di San Paolo. La proprietà è stata venduta per cinque milioni di dollari, ovvero a poco più della metà del suo valore reale stimato, pari a otto milioni di dollari. Una cessione avvenuta in modo repentino, che ha costretto l’ex terzino a dover lasciare la residenza entro 45 giorni. Nonostante abbia cercato di opporsi facendo leva sulla legge brasiliana per proteggere la sua casa, registrata come residenza principale, Cafu ha perso la battaglia legale e ha dovuto procedere con la vendita. Ma come è stato possibile che lo storico capitano della nazionale brasiliana si sia ritrovato in questa situazione?
I problemi finanziari
A spiegare le cause è direttamente la stampa brasiliana, che riporta una serie di investimenti fallimentari e il tentativo di collaborare con un uomo d’affari che richiedeva grandi investimenti, poi rivelatesi totalmente sbagliati. È così che l’incubo di Cafu ha avuto inizio, precisamente cinque anni fa, nel 2019, quando è arrivata la confisca di cinque proprietà a causa dei debiti accumulati tramite la sua società di gestione, la Capi Penta International Player. Una società che mirava a rimanere nel settore dello sport, occupandosi di procuratori e altri aspetti legati alla carriera degli atleti. Un’avventura che non è andata come sperava: le azioni sono precipitate, portando a un debito di 1,5 milioni di dollari. Cafu, che oggi ha 53 anni, ha dichiarato al giornale Folha de São Paulo la sua volontà di ripagare tutti i debiti, anche a costo di vendere tutte le sue proprietà, la sua auto e persino la casa. Un crollo finanziario che ha già costretto l’ex calciatore a chiudere la Fondazione Cafu, un’organizzazione benefica nel suo quartiere natale, Irene Garden, che per 15 anni ha contribuito al riscatto sociale di molti bambini.
Una caduta da cui si può ripartire, una discesa economica che però può trasformarsi in risalita. Come quelle che Cafu faceva sulla fascia destra.