La Caduta degli Dei
Delusioni, paure, rimpianti. Paul Gascoigne si racconta
“Ero un ubriaco felice, ora non lo sono più. Sono un ubriaco triste. Non esco a bere, bevo in casa”. È un Paul Gascoigne quasi irriconoscibile quello che si presenta davanti alle telecamere e inizia a raccontare. Lo fa con coraggio, con una forza che in pochi, forse, saprebbero avere. Lo fa con semplicità, con paura e allo stesso tempo con voglia di combattere.
Appare diverso da quel calciatore magico, trasgressivo ed eccentrico, sregolato dentro e fuori al campo, che aveva fatto impazzire i tifosi di mezza Europa. E questa è la sua storia.
Tra Beatles e slot machine
Mamma Carol, operaia in fabbrica, e papà John, manovale, quando sta per arrivare il bambino non hanno dubbi su che nome mettergli. Si chiamerà Paul, anzi, Paul John, in onore di Lennon e McCartney, le star dei Beatles. E a modo suo anche quel Paul diventerà un artista. Un artista del pallone, quello che inizia a utilizzare sin da bambino e che, quando ha 15 anni, diventa il suo lavoro. Un pallone per guadagnare, per provare a salvare la sua famiglia, che durante la sua infanzia viveva nel piano superiore di una casa popolare, il bagno in comune con gli altri. Sono anni difficili, anni in cui tutto può essere una fuga, una scappatoia, una scommessa. Così Gascoigne inizia anche a giocare alle slot machine, per provare a racimolare qualcosa. Svilupperà una dipendenza che non gli passerà mai veramente del tutto.
Newcastle, Rangers, Tottenham e Lazio
Poi c’è il lato bello di questa vicenda. Quello del calciatore, del centrocampista geniale: 25 gol in 104 presenze con il Newcastle, 33 in 112 incontri con il Tottenham, 6 in 47 partite nei tre anni alla Lazio e poi altri 39 in poco più di 100 presenze con i Rangers. E poi Middlesbrough, Everton, fino alla fine della carriera.
In una discesa senza fine, tra disturbi psichici, alcol, manie depressive, tentati suicidi. “La gente conosce Paul Gascoigne, ma nessuno conosce Gazza. Anche io a volte. Cerco di non deprimermi perché il mondo è già abbastanza depresso” ha raccontato di recente. “Se voglio che sia una brutta giornata, tutto quello che devo fare è andare al pub. Se voglio che sia una bella giornata, tiro fuori la canna e vado a pescare… È davvero facile, cerco solo di stare lontano dai posti pericolosi. Se bevo, lo faccio perché ho voglia, non è per niente in particolare. Non mi sono mai arreso. Penso che il momento in cui mi arrenderò sarà quando mi troverò in una scatola di legno. A parte questo, continuerò a lottare”.
Una lezione di vita per tutti, da parte di uno che in vita ha sbagliato. Ma che non ha mai smesso di lottare. E di guardare in faccia i suoi errori.