Chi è il pusher?
Chi è il pusher? Forse non era tutta colpa di Mourinho
Dieci partite. Sette vittorie, due pareggi e una sola sconfitta. Sconfitta che tra l’altro è arrivata contro l’Inter, dominatrice del campionato di Serie A. E, negli ultimi mesi, i nerazzurri sono apparsi in difficoltà solo e soltanto nel match dello stadio Olimpico. Basterebbe dunque questo per descrivere il cammino della Roma di Daniele De Rossi. Ed ecco che gli spunti di analisi e di riflessione non possono non essere tantissimi.
Infatti è fin troppo semplice dire, come in realtà in tanti stanno facendo, era tutta colpa di José Mourinho. Bisogna ammettere che la squadra giallorossa appare letteralmente trasformata sotto molteplici punti di vista in primis gioco, atteggiamento in campo e compattezza del gruppo. Lo stesso ex centrocampista ha ammesso, in più di intervista, che ora Dybala e compagni sembrano davvero divertirsi. E quindi diviene lecito chiedersi: prima non lo facevano? C’era qualcosa nell’atteggiamento del tecnico portoghese che no permetteva a qualche giocatore di esprimersi liberamente e di giocare con questa serenità? Difficile rispondere con certezza, ma, anche in questo caso, il pensiero è fin troppo facile. Il pensiero ha persino un nome e cognome: Lorenzo Pellegrini.
Il 27enne è rinato e per di più l’ha fatto nel giro di pochissimo tempo. Da riserva aspramente contestata e criticata, con tanto di ipotesi di addio, a leader e giocatore protagonista. Le sue qualità non possono essere messe in discussione, eppure qualcuno in quest’ultimo anno e mezzo l’aveva fatto. Inutile girarci attorno troppo: il mondo del calcio è fatto anche, per non dire soprattutto, di rapporti umani. Molto probabilmente quello tra il centrocampista e il buon Mou non è mai stato particolarmente idilliaco. E ora lui stesso si vuole levare più di qualche sassolino dalle scarpe. Questa è la vita, caro José.
Però, va detto, il lusitano non può essere colui che porta la croce. Anche perché quali sarebbero le colpe? Sì, in due anni e poco più, la sua Roma non ha mai avuto una vera identità tattica e un’idea di gioco, cosa che i capitolini hanno da quando ci sta De Rossi. Non si può però dimenticare il cammino europeo, con una Conference vinta e un’Europa League sfiorata e accarezzata. Non vi è alcun dubbio sul fatto che la riconoscenza non sia di questo mondo, ma sicuramente, dal punto di vista della mentalità, un piccolo step era arrivato. Un altro aspetto importante: i Dybala e i Lukaku sono giocatori voluti fortemente da Mourinho, segnale di come, solo il suo appeal, ha fatto crescere i giallorossi. Dimenticarlo è un errore folle, come lo era pensare che il nativo di Setubal fosse una sorta di dio intoccabile. Occhio a non fare lo stesso con De Rossi, Il calcio è un mischiarsi di fattori e l’equilibrio la dovrebbe sempre far da padrone. E a volte serve capire quando i cicli finiscono, senza per forza cercare le responsabilità.