Serie A
Atalanta, Mitchel Bakker aveva ragione
Se sentisse il paragone che stiamo per proporre, Mitchel Bakker, terzino sinistro dell’Atalanta, non ci rimarrebbe molto bene. E il peggio, in fondo, sarebbe per noi, che dovremmo vedercela con uno della sua stazza. Eppure il Bakker di dicembre gennaio ce lo immaginiamo così: come un bambino che non fa altro che dire di no.
L’aggettivo giusto sarebbe viziato, ma viziato Bakker non lo è di certo. Quello che ha se l’è conquistato sul campo, in partita e in allenamento. E quello che ancora non ha se lo conquista a suon di prestazioni, di determinazioni, di “no” urlati senza avere paura. E oggi vi raccontiamo la sua storia.
Bakker, bambino prodigio
Altro che viziato, Mitchel Bakker potremmo definirlo come bambino prodigio. Classe 2000, olandese di Purmerend, a 10 anni è già ad Amsterdam, con i Lancieri. Tutta la trafila fino alla prima squadra dell’Ajax, con cui gioca però solo in Coppa d’Olanda. La gioca e la vince, anche se da riserva. Su di lui aveva messo gli occhi da tempo il Paris Saint Germain, che a fine stagione se lo porta a casa a titolo gratuito, facendogli firmare un contratto di quattro anni. È una bella ipoteca sul futuro: Bakker ha gamba, sa crossare, sa attaccare e sa difendere, può giocare a destra ma anche al centro. È un giocatore completo.
All’ombra della Torre Eiffel passa due stagioni, la prima più difficile (solo 5 presenze) la seconda più convincente (40 partite), prima di passare al Bayer Leverkusen per 7 milioni di euro. In Germania trova la sua terra: la prima stagione, alla corte di mister Seoane, si conclude con un terzo posto e soprattutto con 30 presenze e 1 gol, il primo tra i grandi. L’anno dopo, con Xabi Alonso in panchina, le presenze sono 40 e i gol addirittura 4. Paesi Bassi, Francia, Germania. L’estate scorsa, il momento di andare in Italia: l’Atalanta mette sul piatto 9 milioni di euro e se lo porta a casa. Eppure le cose a Bergamo non vanno subito per il verso giusto.
Il gol del riscatto
Fino a ieri sera Mitchel Bakker aveva messo a segno 8 partite, 13 se si considera anche l’Europa League. Nelle gerarchie di Gasperini era stato superato da Ruggeri, il campo lo aveva visto per appena 200 minuti, solo 3 da titolare. A gennaio si pensa a cederlo. Bussano alla porta della Dea il Monza e il Sassuolo, l’Hellas Verona, oltre a qualche altra squadra estera. Bakker chiude la porta in faccia. Dice di no. Vuole restare qui. Fino a sabato sera. 75esimo minuto. Il risultato è già sul 2 a 0. Bakker entra e segna il gol del 3 a 0. Un gol per scacciare la crisi, per ribadire la sua forza, per far venire il dubbio a Gasperini. Un gol per far capire a tutti che, forse, aveva ragione lui.