Osservatorio
Rivoluzione Roma, cosa aspettarsi da Daniele De Rossi?
Un fulmine a ciel sereno. Improvvisa, forse non totalmente inaspettata, di certo brusca. Così come in un pomeriggio di maggio era arrivata la notizia del suo approdo a Roma, così in una mattinata di metà gennaio arriva la notizia del suo addio: José Mourinho non è più l’allenatore della squadra giallorossa.
Subito dopo, neanche il tempo di fantasticare, di fare due calcoli, di immaginare il futuro (e di scegliere un direttore sportivo, per inciso), arriva anche il nome del sostituto: Daniele De Rossi. Una scelta di cuore, una scelta di popolo. Su questo siamo d’accordo. C’è solo un grande interrogativo: è la scelta giusta?
Populismo del calcio
La prima domanda che deve sorgere è questa: chi ha scelto Daniele De Rossi come nuovo allenatore della Roma? Un direttore generale dimissionario come Tiago Pinto, che tra qualche settimana farà le valigie come il tecnico portoghese? Oppure la CEO, Lina Souloukou, più avvezza ai discorsi economici e istituzionali che a quelli di campo? Lo ha scelto il nuovo direttore sportivo, che deve solo essere annunciato? Lo hanno scelto i Friedkin?
Capire questo è il primo tassello per rispondere alla domanda: cosa possiamo aspettarci da Daniele De Rossi sulla panchina della Roma? Cosa può fare un allenatore che come esperienza ha avuto solo qualche mese alla guida della Spal, in Serie B, e un praticantato in Nazionale? C’è un progetto che orbita intorno a lui? Un’idea di calcio? Si darà la possibilità a un professionista che rappresenta un pezzo importante di storia della Roma di fare veramente bene oppure è solo un nome per far zittire la folla, per trovare il consenso facile?
Un rischio enorme
Sono tante, insomma, le domande che aspettano una risposta. L’unica che non ne ha bisogno è invece quella su chi è Daniele De Rossi. Una bandiera, un capitano, uno dei centrocampisti più forti che la Roma e l’Italia abbia visto. Un allenatore con idee, sicuramente. Un professionista con dei valori. Il rischio più grosso, insomma, è proprio quello di bruciare un pezzo di storia. Chi scrive ha sempre sognato, da quel 26 maggio 2019 in cui lasciò il calcio, di rivedere De Rossi sulla panchina della Roma. Ed è proprio l’affetto, il legame che unisce ogni tifoso giallorosso a Capitan Futuro, a frenare gli entusiasmi. Perché in ballo non c’è solo la stagione della squadra. Forse c’è qualcosa di più.