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Bologna, la rivincita di Lewis Ferguson
Se nasci in Scozia e il calcio è la tua passione allora avrai due sogni possibili: giocare per il Celtic oppure per i Rangers. Se poi sei il nipote di Derek e Barry, rispettivamente 111 presenze con 7 reti e 151 partite e 24 centri con la maglia dei Gers, allora hai una strada segnata: devi giocare per loro, per i Rangers di Glasgow, il secondo club più titolato al mondo, il primo in Scozia.
Il problema, però, è che quella squadra non ti vuole. Ti prende a 10 anni, ti studia fino ai 14, poi quando si deve fare sul serio ti scarica, passa a un altro, ti lascia con qualcosa di peggio del solito “le faremo sapere”. Tanto vale andarsene lontano. Prima 200 km più a nord, ad Aberdeen. Poi direttamente in un altro paese, in Italia, precisamente a Bologna. Sono queste le due tappe della rivincita. La rivincita di Lewis Ferguson, che venerdì sera ha riportato i Felsinei al quarto posto, mettendo nel mirino la terza posizione del Milan.
Dalle origini al rifiuto
Lewis Ferguson nasce ad Hamilton, nel South Lanarkshire, nella calda estate del 1999. Famiglia dalla tradizione calcistica, il padre, lo zio e anche il cugino Kyle, suo coetaneo, oggi al Rochdale, quarta divisione inglese. Il destino di Ferguson sembra segnato: i Rangers, nel segno paterno. Eppure qualcosa non va. “Non sei abbastanza bravo”, gli dicono. Così il ragazzo rifà la borsa e cambia orizzonte. Torna a casa, alla Hamilton Academical, e qui incontra George Cairnes, il responsabile del settore giovanile, l’uomo giusto da cui ripartire. “Venne da me con la sua famiglia – ha raccontato in questa intervista – Intravidi subito qualcosa nella sua mentalità. Il suo modo di parlare sembrava già da professionista. Mai una parola di troppo. Il padre mi disse: ‘Fai quello che devi fare’. Così lo portai all’Hamilton”. Lì Ferguson trova il suo spazio ideale: “Voleva migliorarsi in ogni aspetto. Faceva molta palestra, mangiava sano, allenamenti extra in campo e poi a casa con il padre… Non si fermava mai”.
La prima rivincita
Nel 2018 arriva la chiamata dell’Aberdeen e arriva anche il momento della vendetta. È il 28 ottobre, il caso gli mette davanti per la semifinale di Coppa di Scozia proprio i Rangers. È il momento perfetto, il momento che aspettava. Ad Hampden Park finisce 1 a 0, il gol porta il nome di Lewis Ferguson. E poco importa se in finale, contro il Celtic, arriva una sconfitta. Il ragazzo si è preso la sua rivincita, anche se piccola. Quella più grande se la prenderà tra poco. Magari portando il Bologna in Champions League, con la forza delle sue gambe, della sua tecnica, dei suoi polmoni che sembrano infiniti, del suo piede che disegna traiettorie magiche. O anche della sua testa. Quella che ha fatto la differenza a 14 anni. Quella che venerdì sera ha sconfitto l’Atalanta. E portato Thiago Motta a 3 punti dal terzo posto.