Osservatorio
Milan, ti manca un leader: Leao indisponente

Rafael Leao ieri è stato il peggiore in campo del Milan contro il Newcastle. Il portoghese è stato indolente e l’errore del gol mangiato pesa come un macigno. Invece di “spaccare la porta” (Pioli docet) ha tentato un improbabile gol di tacco, calciando le zolle del terreno. Quella giocata è stata il simbolo della supponenza del portoghese che, ancora una volta, si è dimostrato incapace di trascinare la squadra alla vittoria. Il suo errore di fatto è costato il successo al Milan e non è stato l’unico di una serata da dimenticare.
Leao, i peccati di un mancato campione
Rafael Leao ormai ha 24 anni e deve iniziare a pensare come un professionista. Gli errori commessi ieri dimostrano che il portoghese continua a considerare il calcio più un hobby che una professione. Non è possibile, in una partita di Champions, giocare la palla in quel modo. Quest’anno l’ex Lille ha anche scelto di indossare la maglia numero 10, caricandosi di ulteriori responsabilità. Ebbene, il primo test è stato fallito miseramente. Il portoghese ha mostrato di non avere la stoffa del leader e di essere ancora fumoso e poco incline a giocare per la squadra. Insomma: pur avendo doti tecniche importanti non ha ancora le skills che servono per essere un campione. Del resto, in Champions League il suo score è misero. Lo scorso anno, il Milan è arrivato fino alle semifinali, ma lui ha messo a segno appena 1 gol in 11 gare. In generale siamo a 2 reti in 16 gare. Troppo poco per uno con le sue qualità.
Esame di coscienza
Il Milan ha investito molto su Leao la scorsa estate, rinnovandogli il contratto fino al 30 giugno 2028 a 5 milioni di base fissa più bonus. Un ingaggio da top player. Ora sta a lui dimostrare di esserlo. I rossoneri hanno bisogno che si cali perfettamente nel ruolo di leader perchè, al momento, si fatica ad individuarne uno. L’ex Lille non avrà mai la personalità di Ibra, ma in campo è lecito attendersi da lui ben altri atteggiamenti che quelli visti ieri sera. La classe non basta se non è accompagnata da cattiveria e professionalità. Per dimostrare di essere maturato, al portoghese non basterà migliorare i numeri dello scorso anno, ma servirà che nelle partite che contano si carichi la squadra sulle spalle e inizi a ragionare da squadra e non da singolo.
Questa deve essere la stagione della consacrazione per lui. Partite come quella con il Newcastle non sono più accettabili. E’ il momento che il numero 10 rossonero dimostri di essere degna di quella maglia in passato vestita da tantissimi campioni.
Davide Luciani
