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14 novembre 1973: quando Capello infranse il tabù inglese
Il 14 novembre 1973 è una data storica per il calcio italiano. In quella data, infatti, l’Italia per la prima volta battè l’Inghilterra a casa sua, Wembley. Quarantanove anni dopo quella partita è ancora considerata una delle pagine più belle della storia azzurra. Quest’anno, proprio a Wembley e proprio contro l’Inghilterra, l’Italia ha vinto il suo secondo titolo europeo, ma nel 1973 le cose erano molto diverse.
Gli azzurri venivano dal pessimo europeo del 1972, dove gli uomini allenati da Valcareggi erano stati eliminati nei quarti di finale dal Belgio padrone di casa e c’era aria di ricostruzione. L’Inghilterra era messa peggio dato che all’Europeo non si era neanche qualificata, ma rimaneva sempre una squadra ostica soprattutto tra le mura amiche. Le due squadre si erano affrontate fino a quel momento, in 9 gare, tutte amichevoli. Tre di queste si erano disputate nella Terra d’Albione e gli azzurri avevano rimediato due sconfitte ed un pareggio. Non era andata meglio quando i Tre Leoni erano venuti nello Stivale dato che in quei sei precedenti, l’Italia aveva vinto una sola volta con tre pari e due ko. Proprio l’unica vittoria avvenuta esattamente cinque mesi prima (il 14 giugno) dette agli azzurri la consapevolezza di poter centrare l’inmpresa.
14 gennaio 1973: le due formazioni
Valcareggi si presenta a Wembley con quello che oggi sarebbe definito un “attacco pesante”, ovvero quello composto da Riva e Chinaglia, supportati da Causio. Si trattava di una sorta di 1-3-3-3 se vogliamo tradurlo in moduli moderni, con Causio che agisce largo a destra e Riva che si allarga molto a sinistra. A centrocampo c’è il trio Riva-Benetti-Capello mentre, in difesa, davanti a Zoff, agiscono il libero Burnich, capitan Facchetti, Luciano Spinosi e Bellugi.
L’Inghilterra è allenata da Alf Ramsey, l’uomo che sei anni prima aveva portato i Tre Leoni a trionfare nella Coppa del Mondo. Di quella squadra in campo sono rimasti solo Peters e il mitico Bobby Moore. Campioni come Banks, Jack e Boobby Charlton, Hurst e Hunt hanno detto addio alla maglia bianca. L’Inghilterra si presenta con uno schieramento speculare a quello italiano. Davanti a Shilton agiscono Moore come libero e il trio Mc Farland-Madeley-Hughes leggermente più avanza. A centrocampo ci sonio Bell, Peters e Currie. In avanti Ramsey schiera il tridente Clarke-Osgood-Channon.
La gara
La partita ha un copione preciso. L’Inghilterra spinge, galvanizzata anche dai circa 100.000 spettatori presenti a Wembley, mentre l’Italia si difende e parte in contropiede. L’arbitro dell’incontro, il portoghese Lobo, lascia correre molto e la partita è subito “maschia” e resa ancora più dura da una fitta e fastidiosa pioggia. Zoff deve effettuare alcuni interventi importanti, il più difficile dei quali è una parata su staffilata di Currie (16′). I falli spezzano il gioco, ma la gara rimane sempre viva. L’Inghilterra ha diverse occasioni, ma finiscono per ottenere solo corner innocui.
Il copione nel secondo tempo non cambia. La pressione degli inglesi è forte, ma è l’Italia ad avere la miglior occasione con un colpo di testa di Chinaglia che scheggia la traversa. Al 73′ il ct Ramsey effettua l’unica sostituzione di tutta la gara: fuori Clarke, dentro Eric Hector, attaccante del Derby County. All’80’ ancora Zoff deve dire di no ad una conclusione velenosa di Madeley. Quando la gara sembra avviarsi al pareggio, arriva il clamoroso gol degli azzurri. E’ il minuto 86 quando Capello a centrocampo controlla e appoggia verso Chinaglia. Il centravanti scatta bene, si allarga sulla destra, dribbla Mc Farland e lascia partire un tiro potente verso Shilton. Il portiere si oppone come può, a mani aperte. La palla rimbalza nell’area piccola, dove Capello, che ha seguito l’azione, lo aggancia e lo mette in rete. E’ l’apoteosi! I compagni si riversano come un mucchio selvaggio sul centrocampista mentre gli italiani presenti allo stadio si scatenano. La gara non cambia più nonostante gli sterili tentativi inglesi. L’Italia espugna Wembley per la prima volta. A fine gara una bandiera tricolore sventolata da alcuni tifosi in mezzo al campo, è il simbolo di un’impresa storica di cui si parla ancora oggi.