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La Opinión

Saluto fascista e cori per il duce: la comunità ebraica scrive alla Lazio

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Juan Bernabè - Photo by Laziostory.it

Succede ancora

Ci risiamo, è successo un’altra volta. Per i tifosi della Lazio non è certo un momento tranquillo, ma questa volta non parliamo di vicende calcistiche o di campo, anche se in un certo senso c’è un filo sottile che lega quello che è successo al mondo del pallone.

Saluto romano e dedica al duce

Come da tradizione prima di ogni partita della Lazio allo Stadio Olimpico di Roma, l’aquila Olympa diventa la protagonista spiccando il volo per qualche minuto ed intrattenendo gli spettatori che affollano gli spalti. In occasione dell’ultimo match casalingo disputato contro l’Inter, però è successo qualcosa che non è sfuggito aglio occhi più attenti delle telecamere. L’addestratore spagnolo dell’aquila Olympia, Juan Bernabè, durante il classico rito si è rivolto ai tifosi laziali presenti in Tribuna Tevere con il braccio teso facendo il saluto romano e inneggiano al duce.

Juan Bernabè - Photo by Laziostory.it

Juan Bernabè – Photo by Laziostory.it

Striscioni fascisti

Ecco, è successo di nuovo. Dopo lo striscione che dava il benvenuto al portiere Reina appena approdato alla Lazio nell’agosto del 2020 che recitava: “Saluti romani, camerata Reina” e l’altro striscione esposto sul ponte di Corso Francia, contro il nuovo acquisto Hysaj, colpevole di avere cantato Bella Ciao, la storia si ripete. Il popolo laziale viene per l’ennesima volta associato e contrapposto al fascismo scatenando le polemiche sui social e non solo.

Noemi Di Segni

Noemi Di Segni, commercialista italiana di origine ebraica, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane dal luglio 2016, non ha perso tempo e dopo aver esaminato attentamente il video di Juan Bernabè che inneggia al duce con tanto di risposta di una parte dei tifosi laziali, decide di prendere carta e penna e scrivere alla società biancoceleste.

Via i fascisti e gli odiatori dal mondo del calcio

La nota scritta che Di Segni invia alla Lazio non lascia spazio ad interpretazioni e va dritta a problema: “Davanti all’ostentazione di gesti e simbologie che rievocano ideali fascisti non possono esserci ambiguità e tentennamenti. Il comportamento dell’addestratore dell’aquila Olympia emblema della Lazio, immortalato in un video diventato virale, non lascia spazio a dubbi. Si intervenga, da parte della società e dalla Federazione, con la massima urgenza ed efficacia. Via i fascisti e gli odiatori dal mondo del calcio. Un odio che dal campo si propaga in ogni piazza“.

Juan Bernabè - Photo by calciotoday.it

Juan Bernabè – Photo by calciotoday.it

La risposta della Lazio

Le parole della Di Segni sono arrivate dritte al cuore del club capitolino che non ci ha messo molto a rispondere e prendere i dovuti provvedimenti: “La Società Sportiva Lazio  ha inviato nelle scorse settimane una lettera ai fornitori per richiamarli al rispetto del Codice Etico in vigore ed in particolare ad un comportamento pienamente rispettoso dei principi ai quali si è sempre ispirata l’attività della Società, sia nel campo sportivo che nei rapporti ordinari. Particolare attenzione è stata sempre posta sul divieto assoluto di procedere ad azioni e comportamenti di qualunque genere discriminatori sotto tutti i profili tutelati dall’art. 3 della Costituzione“.

Juan Bernabè fa finta di non sapere

La Lazio ha immediatamente sospeso Juan Bernabè, che come precisa la stessa società biancoceleste non è però un tesserato del club ma dipendente di una società esterna. Dal canto suo Bernabé, 53enne nato Cadice, non si è tirato indietro e in un certo senso si è voluto scusare riguardo l’accaduto: “Sono dispiaciuto per quello che è successo, in Spagna il gesto fascista si fa con il braccio teso in una linea retta. In Italia a quanto pare è anche così, dandosi una pacca sul petto. Io sono una persona assolutamente di destra, del partito Vox in Spagna come pure tanti amici calciatori, ma non di idea fascista, non è proprio nella mia mentalità”. È stato un gesto dettato dall’impulso festeggiando il finale di una partita. Un saluto militare, mai fascista. Tuttavia va bene, queste cose fanno parte della vita, ci sono momenti brutti e belli. E questo per me è un momento brutto”.

Con il senno di poi

Secondo alcuni le dichiarazioni di Bernabé suonando più come delle giustificazioni, secondo altri la Lazio sapeva chi era Bernabé, invece quella parte di tifoseria che ha risposto al saluto romano dell’addestratore tace. Le chiacchiere stanno a zero e come spesso capita in Italia, si finge di non vedere e non sentire ma questa volta è andata male e le telecamere hanno immortalato la persona sbagliata nel momento sbagliato, oppure se si preferisce la persona giusta nel momento giusto. La sospensione di Bernabé è il minimo sindacale, ma rimane l’amaro in bocca, perché senza la lettera della Di Segno a quest’ora molto probabilmente l’addestratore sarebbe ancora al suo posto, a fare saluti romani inneggiando al duce. Urge una soluzione.

Freelance/Writer/English football lover Founder & Owner www.ilcalcioalondra.com Author of the book "IL CALCIO TRA LE CASE" and audiobook producer in collaboration with Libro Parlato Author of the book "IL CALCIO A LONDRA: AVVENTURE ILLUSTRATE"

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