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Un addio annunciato: i motivi che hanno portato all’esonero di Sarri dalla Juventus | Podcast
Pubblicato
5 mesi fa|
Editor
Pasquale Giacometti
Termina dopo un solo anno l’avventura di Maurizio Sarri sulla panchina della Juventus. Un esonero purtroppo annunciato dopo l’eliminazione in Champions League dei bianconeri da parte del Lione. Una decisione che certifica la strategia completamente errata della Vecchia Signora, che lo scorso anno aveva esonerato Max Allegri per inseguire la chimera del bel gioco.
Già, perché sull’esonero di Sarri va fatta chiarezza. Il mister di Figline Valdarno non è stato scaricato a causa del fallimento in Champions League. La Juventus insegue questo traguardo da anni, senza riuscire a raggiungerlo. Dunque non sarebbe stato giusto pretendere da Sarri la vittoria in campo europeo. No, la Juventus aveva fatto una scelta diversa: aveva chiesto a Sarri di dare un’identità alla squadra. Aggiungere le sue idee di calcio su un telaio di giocatori che spaventa soltanto a leggerne i nomi. Ma è proprio in questo che è venuto a mancare all’ex allenatore del Napoli. Di idee alla Juventus se ne sono viste ben poche. Il progetto non è mai decollato. In sostanza, Sarri non ha mai avuto davvero in mano la squadra.

Maurizio Sarri, ex allenatore della Juventus
I motivi che hanno portato all’esonero di Sarri dalla Juventus
Ma i motivi che hanno indotto la dirigenza bianconera a propendere per l’esonero non si fermano qui. Tra Sarri e i calciatori – o comunque parte del gruppo – non è mai scattata la scintilla. Allenamenti estenuanti e tatticismi ripetuti in maniera maniacale. Il metodo importato dal coach arrivato dal Chelsea non hanno convinto Ronaldo e compagni, che pure hanno provato a mettersi a disposizione. Ma cosa fa unire davvero un allenatore e la propria squadra? La risposta è solo una: i risultati del campo. La convinzione che ciò che viene fatto in allenamento poi viene sfruttato durante la partita. Sensazione che alla Juventus non si è mai avuta, nonostante lo scudetto vinto.
Certo, Sarri ha delle attenuanti. Ad esempio può recriminare per i tanti infortuni e per il rendimento al di sotto della attese di calciatori che, sulla carta, avrebbero dovuto fare la differenza come Ramsey e Rabiot. Ma si sa, nel calcio è più semplice cambiare un allenatore, piuttosto che rifare una squadra.
Non si è creato un legame con la tifoseria
Inoltre non può essere trascurato l’ultimo aspetto che ha portato all’esonero di Sarri. Il tecnico non ha mai convinto la tifoseria, aspetto non da poco, soprattutto per la società italiana con più supporters. Sarri è arrivato a Torino tra lo scetticismo generale, il nemico con cui si era fatta la guerra – sportivamente parlando – ai tempi del Napoli. Togliersi l’etichetta dell’avversario non è semplice. Sarri non ha mai legato con l’ambiente juventino, non si è integrato. Non è mai stato realmente accettato.
L’esonero, alla luce di tutte queste valutazioni, è stato l’unico epilogo possibile. Sarri ha pagato per tutti. Per gli errori suoi, per le scelte sbagliate della dirigenza e per qualche defezione dei calciatori. Al suo posto è stato chiamato l’esordiente Andrea Pirlo, un uomo – ancora prima che un ex calciatore – che invece incarna alla perfezione l’essenza della juventinità. Se sarà all’altezza del compito affidatogli sarà da vedere. Sarri – per ora – assisterà all’inizio della nuova stagione dalla sua Figline Valdarno. Seduto il poltrona davanti la TV, incassando il suo assegno da 6 milioni annui. Una posizione, tutto sommato, nemmeno così male.
ECCO IL VIDEO (dalla pagina Instagram di SportCafe24):
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