Chi è il pusher?
Uefa, Lega e club puniscano la Turchia
Pubblicato
4 anni fa|
Editor
Gennaro Donnarumma
Qualcuno prenda a calci questi coglioni: Cenzing Under, Merih Demiral ed Hakan Çalhanoğlu. Ed assieme a loro, tutta la nazionale turca. La Roma, la Juve ed il Milan prendano di petto la questione e mettano i tre turchi fuori rosa prima di subito perché, quanto fatto, in momenti e modi diversi è quanto di più indegno ci sia per il calcio, ha dell’oltraggioso, del vergognoso, dell’indicibile. Mentre la Siria brucia, i curdi scappano e i turchi attaccano un popolo che altro non vuole che il rispetto della sua libertà, della cultura e dell’identità curda, da sempre, storicamente, rivendicata, i calciatori in questione hanno trovato il modo di schierarsi a favore della propria nazione che ha, dieci anni fa circa, dichiarato guerra ad un popolo e che nelle scorse ore ha avviato una vera e propria caccia all’uomo.
Una cosa allucinante, priva di senso e fondamento storico. La cronaca è nota: i turchi hanno riaperto il fronte di guerra coi curdi dopo la crisi del 2011. In mezzo l’ISIS, combattuta proprio dai curdi, combattuti a loro volta dai turchi. Il tutto col beneplacito dell’Unione Europea, spettatore immobile della situazione, e degli Stati Uniti di Trump, che ha praticamente avallato il tutto ritirando le truppe americane (un unicum nella storia!) dalla Siria, territorio di scontri sanguinosi, morti violente e milioni di vittime innocenti. Le cui vite strappate pesano su Erdogan e la Turchia tutta, con le sue assurde pretese e la sua caccia ad un popolo che cerca solo la sua pace. Mentre permangono le domande: i criminali di guerra dell’ISIS, nelle carceri siriane, che fine faranno ora? Il mondo avrà ancora il coraggio di tacere e di avallare il crimine?
Il gesto di una massa di capricciosi e viziati
La Uefa prenda provvedimenti: una partita di calcio è una partita di calcio e basta e nessuna maglia, compresa quella della propria nazionale, può avere colori politici. Perché il calcio è al di là di tutto e al di sopra di tutti. Come può il massimo organismo del calcio europeo essere complice di una nazione che ne invade un’altra (piaccia o no ai turchi), promettendo uno sterminio da tempo già annunciato? Come fa la UEFA ad avallare il tutto come Unione Europea e USA? E tutto il mondo? Si punisca la Turchia con un gesto forte. Il calcio, e con esso lo sport, non è né può essere espressione e veicolo di odio, violenza e discriminazione. MAI. Questo rappresenta solo il gesto di una massa di bambocci capricciosi e viziati, strapagati ed in alcuni casi calciatori solo per caso. Provassero ad immaginare la situazione a parti invertite. La Uefa intervenga.
La Lega e i club non siano indifferenti
Assieme alla Uefa, intervengano le federazioni e poi i club: come fatto dal St. Pauli che ha allontanato Cenk Sahin dalla squadra per le sue esternazioni pro Turchia sui social. La Lega, in Italia, prenda seri provvedimenti, sia severa e non lasci passare il caso inosservato. E prendano provvedimenti Milan, Juventus e Roma: allontanino i propri giocatori, li mettano fuori rosa, li escludono da tutti. Perché il mondo, in questo momento, di gente come loro non ha bisogno. La Serie A e gli stessi club italiani, non ne hanno bisogno. Il calcio, non ne ha bisogno.
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