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Che cosa ci ha detto il derby di Milano?
Pubblicato
1 anno fa|
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Gennaro Donnarumma
Sabato di prime volte, quello dello scorso weekend. Prima volta nel nuovo corso di Milan ed Inter, prima volta per i due nuovi allenatori seduti rispettivamente sulle panchine del Diavolo e della Beneamata. E, di conseguenza, un sabato di prime risposte. Parliamoci chiaramente: il Derby, in alcuni contesti, può valere una stagione. E se non vale una stagione, può dire qualcosa, ampiamente, su quel che sarà. Risultato tondo ed apparentemente senza nulla da aggiungere, quello di sabato. 0-2 a firma Brozovic-Lukaku che schizza l’Inter in vetta, a punteggio pieno, nel primo spauracchio del campionato. Mentre il Milan continua la sua affannosa rincorso per scalare i vertici del calcio italiano. Che cosa ci ha detto, dunque, il Derby?
È già l’Inter di Conte
Anzitutto il Derby ha dato consapevolezze, diverse ma pur sempre consapevolezze. All’Inter ha dato la certezza di essere definitivamente già la squadra di Antonio Conte. Ad immagine e somiglianza del tecnico salentino e dei suoi dogmi, imprescindibili. L’Inter ha affrontato la partita contro i cugini con determinazione e piglio differente, ma soprattutto con carattere. Conte aveva alla fine applaudito il pareggio con lo Slavia Praga, perlopiù una mezza sconfitta, ma non nel lungo periodo: avrebbe, infatti, generato una falsa consapevolezza, una vittoria. Non è successo, ed è stata generata in automatico la consapevolezza giusta: quella che, potremmo dire, prevede tornare a vincere prendendo prima gli schiaffi, poi suonandoli. Grintosi e determinati, i nerazzurri si sono presi un vantaggio meritato e poi hanno chiuso i giochi, congelando la partita, il gioco ed il Milan, vittima di un sistema che richiede nervi saldi e forte lucidità mentale.
I limiti della squadra, non tecnici quanto tattici, ci sono ed è comprensibile a questo punto del campionato e a questo punto della “cura” Conte. Ma il campo ha dato il suo giudizio: l’Inter, che ha in Conte il suo grande motivatore, non rischia flessioni. Può soltanto migliorare ed il tempo, lo diciamo senza dubbio, riporterà i nerazzurri alla vittoria. Magari non subito, forse non quest’anno ma presto. Con Conte calato a perfezione nel suo nuovo ruolo: la rabbiosa esultanza sotto la Nord ne è chiara testimonianza. Se le premesse son queste…
Il Milan non è (ancora) di Giampaolo
I tifosi del Milan dovrebbero guardare il bicchiere mezzo vuoto: questo, se non altro, non è ancora il Milan di Giampaolo. Squadra dal progetto diverso, dettato anche da differenti necessità: non è facile tornare sui binari giusti con un progetto al suo terzo rinnovo annuale, dopo che è stato già stravolto un paio di volte. Il Milan riparte dai giovani e da un gioco di idee, molto meno efficiente ed immediato ma, Sarri docet, capace di ripagare alla lunga. La consapevolezza del Milan, dopo il Derby, è un’altra. La montagna è ancora lunga da scalare e c’è da lavorare, occorre necessariamente del tempo, altrimenti si rischia un inutile naufragio, l’ennesimo, anche stavolta. La squadra, distratta, spaesata, incapace di interpretare bene quel che viene chiesto, non ha mai seriamente impensierito l’Inter, anzi l’ha sofferto oltremodo.
Ci sarà da lavorare, magari non con una fiducia a tempo: per Giampaolo, oggi confermato sulla panchina rossonera, saranno decisivi i prossimi due appuntamenti con Torino e Fiorentina. Sono le logiche di un calcio che non concede tempo, che vuole tutto e subito. Ma se mancano le basi, si perde solo tempo. Speriamo lo comprendano quanto prima, dalle parti di Milanello.
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