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Caro Sinisa, ci hai dato una grande lezione di vita

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Sinisa, quel finto perbenismo italiano e la vera guerra da vincere

È venuto giù come un fulmine a ciel sereno che ha spiazzato tutti, tra lacrime e sconcerto: Sinisa Mihajlovic ha annunciato il suo momentaneo stop da allenatore per vincere, lui che di guerre ne ha già combattute due, la partita più importante: quella contro la leucemia. L’intero mondo del calcio si è stretto a lui e al dolore della famiglia e di 400.000 bolognesi che sì, avevano trovato, stavolta davvero, uno di loro.

Con Mihajlovic non solo il Bologna perde il miglior allenatore dell’ultimo decennio, ma il calcio italiano perde uno dei suoi più grandi protagonisti, prima da calciatore ed infine da allenatore. Ma soprattutto, al momento, mancherà l’uomo. Tutto d’un pezzo, un generale del campo, integro ed integerrimo. Un uomo che al pallone ha dato tanto e che stava per rimetterci tanto. Forse senza nemmeno un briciolo di riconoscenza, quantomeno da una parte d’Italia che fino a ieri l’ha trattato da estraneo, diverso, zingaro.

L’ultima battaglia di Sinisa, la più importante

“Un uomo che ha fatto due guerre non può avere paura di una partita di calcio” – ha sempre detto, col petto pieno di orgoglio e appartenenza a quella Serbia, ex Jugoslavia, spazzata via da guerre inutili che non hanno fatto il bene di nessuno. Noi crediamo a Mihajlovic: non avrà sicuramente mai pianto, come non avrà sicuramente mai avuto paura di una partita di calcio. Ma davanti alla vita, al bene più prezioso, cadono giù tutte le certezze e forze possibili. La conferenza stampa di sabato è stata una lezione di vita, in tutti i sensi. Lo è stata soprattutto perché esula dal calcio e col calcio non c’entra niente. C’entra solo e soltanto con l’uomo.

La grinta, quel mancino chirurgico, quelle punizioni dalle traiettorie perfette, quella determinazione in campo ed in panchina, sembrano immagini oramai lontane. C’è spazio solo per l’uomo, per la sua fama, certificata, di duro e puro. E nulla più. C’è spazio per il coraggio, grande, di ammettere l’impotenza dinanzi a certi eventi e di trovare ugualmente la forza di reagire e ripartire. Tutta la forza nella fragilità dell’uomo. Oggi cominciano le cure, andiamo a vincerla. Sì, un’altra guerra, la terza, decisamente la più importante.

L’esempio che annichilisce parte dell’Italia perbenista

La lezione di vita di Sinisa Mihajlovic ci ricorda la cosa più importante di tutte: siamo tutti uguali di fronte alla vita. Lo siamo alla nascita, lo siamo nel percorso, lo siamo, quando andrà via la luce. Tutti. Sinisa Mihajlovic ha spento con poche parole anche quei (finti) messaggi di solidarietà, quelli de “al di là dei colori”, o ancora quelli che si sono voluti esprimere con un messaggio o un pensiero nei suoi confronti e che fino al giorno prima l’hanno definito zingaro, l’hanno aggredito, offeso e oltraggiato. Questo vi resta, il nulla. Ed una lezione di vita, che non ha prezzo.

Forza Sinisa, siamo con te. Lo siamo sempre stati. Anche mentre tiravi quelle bombe sotto l’incrocio. Calcia anche questa. Tu sai farlo.

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