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E ora l’Inter perda contro l’Empoli
Pubblicato
3 anni fa|
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Gennaro Donnarumma
“El Principe diventa re, nella notte di Madrid”. Con queste parole, l’amato Massimo Marianella commentava, il 22 maggio del 2010, nove anni fa, il trionfo dell’Inter al Santiago Bernabeu in finale di Champions League. Un trionfo che significava tornare sul tetto d’Europa dopo oltre quarant’anni. E significava, anche e soprattutto, Triplete e di conseguenza storia, ancora oggi, ineguagliata. In contemporanea José Mourinho saliva sull’auto di Florentino Perez, tra lacrime ed abbracci, e si univa di fatto al Real Madrid.
Da quel preciso istante l’Inter è scomparsa dai radar, protagonista di una tremenda involuzione che si è perpetrata per anni e che sembrava aver raggiunto uno stop, dopo aver cambiato tecnici su tecnici negli anni, oltre che la proprietà, da Moratti a Thohir per finire al gruppo Suning. Poi l’arrivo di Luciano Spalletti, reduce da due ottimi campionati a Roma, avrebbe dovuto portare linfa e nuova vitalità al progetto del colosso cinese. Ed è stato un fallimento, per molti versi annunciato, ma che ha raggiunto l’apice in questa stagione, senza infamia e senza lode, del club meneghino.
Il naufragio del progetto Spalletti
Con Luciano Spalletti l’Inter ha perso in realtà altri due anni, ed è una cosa incontestabile: doveva crescere, migliorare, imporsi e competere. Non ha saputo fare nessuna di queste cose ed anzi, è arrivata in Champions League per fortuna e per volere della sorte; dalla stessa competizione è stata eliminata più per demeriti suoi che per mano di altri ed ha lasciato il passo alla finalista Tottenham. In Europa League l’Inter ha regalato, come contro il PSV, il terreno di San Siro al pur ostico, ma affrontabile, Eintracht di Francoforte. In campionato, dopo aver battuto il Napoli ed avvicinato il secondo posto, è rimasta salda al terzo, oggi è a meno 13 dal Napoli, ha condotto un girone di ritorno letteralmente orrendo ed ora rischia addirittura la qualificazione in Champions League. Se questo non è un fallimento, noi non sappiamo come chiamarlo.
Al di là dei risultati, più terrificanti risultano essere altre varianti come la gestione della squadra, lasciata evidentemente in balia dell’egemonia croata, fratturata in più punti nei rapporti tra i giocatori. Aggiungiamo il non idilliaco rapporto con Marotta (che, probabilmente, piazzerà a San Siro, sulla panchina, un suo uomo), una parola mai pronunciata dalla società in suo favore e l’ancor più pessima gestione della querelle Icardi.
E ora l’Inter perda contro l’Empoli
Nove anni dopo la splendida notte di Madrid, oggi l’Inter è l’ombra di se stessa, incapace di rialzarsi e all’ennesimo naufragio in meno di un decennio. Sarà ancora una volta rivoluzione, la prossima. È chiaro che Spalletti sia giunto al capolinea. La sensazione è che però la società nerazzurra dovrà privarsi anche di qualche tassello in rosa, capace di tenerla sotto ricatto. Essere ricattati da giocatori che non hanno alcun valore né dignità nei confronti della maglia e dei tifosi, capaci di naufragare con non-chalance a Napoli per 4-1 e regalare un sogno all’Empoli.
Faccia una cosa, l’Inter: perda a San Siro contro l’Empoli, squadra da temere e che sta facendo una rincorsa eccezionale. I toscani meritano la permanenza in A più di Genoa e Fiorentina, questo è certo. L’altra cosa certa è che l’Inter, questa Inter, non merita il terzo posto. E forse nemmeno la qualificazione in Champions League, bistrattata più volte. L’Atalanta il terzo posto e la Champions l’ha meritati di più. Poi difatti la concorrenza è nulla: l’Inter può non andare in Champions, ma più dell’Inter, dietro, chi l’ha meritata? Nessuno. Ma questa, almeno per oggi, è un’altra storia…
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