La Opinión
Italia-Mancini, gli azzurri vanno. Ma è tutto merito del Mancio?

Italia Mancini, un connubio che va: gli azzurri, sotto la guida del Mancio, hanno cominciato come meglio non potevano il loro cammino per Euro2020. Due vittorie, otto gol realizzati, nessuno subito. Insomma uno score di tutto rispetto, come non succedeva da parecchio. Tanti debuttanti, qualche gradito ritorno, uno svecchiamento annunciato e messo in pratica da Roberto Mancini, con un unico diktat: mai più Svezia, mai più figure come quella che portarono all’amara esclusione dal Mondiale russo di appena un’estate fa. Come è noto quando si vince, Mancini sta riscuotendo i complimenti della critica ed i meriti degli esperti, o presunti tali. Noi usciamo un attimo dal coro, e per la nostra polemica della settimana, vi poniamo il seguente quesito: ma è davvero tutto merito di Mancini?
Italia Mancini, i non-meriti dell’allenatore
Roberto Mancini nelle ultime settimane ha ricevuto parecchi complimenti e gli sono stati attribuiti tanti meriti. In primis quello di aver portato la logica del bel gioco in nazionale. E diciamolo onestamente, al di là della modestia delle avversarie: l’Italia del Mancio ha fatto vedere un ottimo palleggio ed una buona fluidità nella manovra. Anzi si è probabilmente affrancata fin da subito dalle precedenti gestioni tecniche. Meno italiana, meno difensivista, ma comunque attenta e votata all’attacco. Insomma un inedito per quanti erano invece abituati ad un gioco pressoché inesistente, compensato però da una efficienza che, almeno nella gestione Conte, ha portato gli azzurri ben al di là delle proprie possibilità, giocandosi un passaggio in semifinale perso solo ai rigori, contro la Germania, ad Euro 2016. Il resto è storia nota: un buon inizio sotto la gestione Ventura, un tracollo nella seconda fase di qualificazione. Due facce della stessa medaglia. Ma sfatiamo un mito: Mancini non è certo allenatore noto per essere un teorico ed applicatore del bel gioco, anzi, tutt’altro.
E quindi ha pochi meriti in questo “Risorgimento”, se non altro perché, dopo la Svezia, era impossibile fare di peggio. Ed il Mancio, lungimirante, questo sì, ha fatto quel che avrebbe fatto qualunque allenatore con esperienza e conoscenza del gioco del calcio: rinnovare più che restaurare, svecchiando una rosa discreta, arricchita poi con la qualità, pure tanta, che offre il calcio italiano.
Italia Mancini, i meriti dell’allenatore
Il grande e vero merito di Mancini, senz’altro, è quello di aver applicato il tanto acclamato ricambio generazionale. L’ha fatto nelle azioni, e non solo a parole. L’ha fatto mettendo da parte ogni schema, ogni suo dogmatismo, ogni sua convinzione. Perché, e questo è un altro merito, un allenatore è bravo anche quando sa sfruttare gli uomini che ha organizzando la squadra in base alle qualità, non sacrificando elementi senz’altro utili perché si conosce un solo modulo o una sola filosofia. Immaginate Barella: esploso nelle ultime due stagioni a Cagliari, lanciato subito nella mischia dal tecnico, autore di una prestazione sublime che tanti consensi ha riscosso. Probabilmente, in passato, sarebbe rimasto attaccato al palo, come si suol dire: “Non adatto a giocare a due, a quattro, a sei, a otto” – si sarebbe probabilmente detto. Un po’ come successe a Jorginho, all’epoca miglior regista in Serie A, sotto la gestione Conte. A chi oggi elogia l’Italia consigliamo prudenza, ché si sa che nel nostro paese un giorno si è eroi, l’altro coglioni.
La Nazionale ha una bella prospettiva davanti a sé, ma ci vorrà tempo, lavoro, costanza, pazienza. Ed anche qualche caduta, d’altronde Roma non si è fatta in un giorno ed i trionfi, quelli veri, non si costruiscono in un anno. Ne è un esempio la Spagna, vincitrice di tutto tra il 2008 e il 2012, ma anche la stessa italia trionfatrice nel 2006, finalista ad Euro2000, e poi martoriata in Giappone-Corea 2002 dall’arbitro Moreno. Diamo tempo al Mancio, allenatore intelligente. E riconosciamogli i suoi meriti, senza fare saliscendi dal carro quando poi arriveranno anche le sconfitte. E certifichiamo una cosa: la sua Italia è diretta conseguenza di quanto successe a San Siro contro la Svezia. Mai più si disse, mai più si dice. Mancini, questo sì, lo sa troppo bene.
