Champions League
I danni di Çakır e la Var casalinga

Quante possibilità ci sono di beccare l’arbitro che ha eliminato la tua squadra, quello che vorresti avere davanti a tutti i costi, a cui avresti mille domande (perché non si deve andare oltre) da fare, anche se a brutto muso? Beh, a Oporto è successo. Un manipolo di tifosi giallorossi si è trovato davanti Cüneyt Çakır, l’arbitro che sancito l’eliminazione della Roma dalla Champions League.
I PRECEDENTI CON LE ITALIANE
42 anni, turco, una garanzia per le italiane. Per la squadra della capitale ancora di più: nei 4 precedenti arrivarono 3 sconfitte (contro il Bayern Monaco, nel 6 a 1 contro il Barcellona e nel 0-3 di Europa League contro la Fiorentina) e 1 sola vittoria. Giallorossi ma non solo: anche la Juventus ha cattivi ricordi di lui, soprattutto per quanto riguarda la semifinale di Coppa Uefa persa con il Benfica 2 a 1. 3 sconfitte su 5 precedenti per il Napoli e 3 sconfitte su 3 per l’Inter.
LE SVISTE DI OPORTO
Le premesse, insomma, per una partita da mani nei capelli c’erano tutte. Ma forse si è superato il limite. La Roma recrimina e fa bene: almeno due i contatti sospetti. Una gamba troppo alta di Casillas su Dzeko, colpevole di aver provato un pallonetto ai limiti del patetico, e infine il fallo di Marega su Schick, praticamente al 120esimo minuto. Un’azione difficile, complicata, che meritava di essere rivista al Var, dove sarebbe risultato evidente il contatto dal movimento dello scarpino sinistro dell’ex Sampdoria. Dopo i consulti via auricolare però l’arbitro turco ha preferito continuare. Cosa che non ha fatto in occasione della trattenuta di Florenzi, da cui è scaturito il 3 a 1 di Alex Telles. In una azione macchiata da un evidente fuorigioco dell’attaccante del Porto.
Una considerazione doverosa: per quanto visto in campo in questa gara di ritorno, la Roma meritava di uscire. Ma se il calcio è fatto di episodi, allora anche un rigore può raddrizzare una partita storta, una sfida in cui non avevi meritato.
L’ASSOLUZIONE DELLA UEFA
Nella giornata di oggi, però è arrivata l’assoluzione della Uefa: “L’arbitro era vicino all’azione e non ha ritenuto che ci fosse fallo. Successivamente ha ritardato la ripresa del gioco per far sì che il VAR analizzasse in maniera più chiara le immagini, che non hanno evidenziato irregolarità. L’arbitro è stato informato dell’assenza di un errore evidente e dunque non c’era motivo di effettuare un on-field review“.
In zona mista però, come si legge sul pezzo di Alessandro Austini de Il Tempo, il guardalinee della partita si è lasciato andare ad un eloquente: “Certo che ho visto, ma no comment”.
A cosa serve quindi un Var utilizzato così? Perché non dare maggiore peso ad una tecnologia giusta, doverosa, che finalmente è sbarcata sui nostri campi? Si rischia così di svilire ancora di più il ruolo degli arbitri. Che ora non hanno più alibi. Ma che continuano a sbagliare.
