La Opinión
Lazio Roma, non vedo l’ora
Alla fine ce l’hanno fatta. I tifosi di Roma e Lazio si possono concedere il lusso, a due giorni dal derby della capitale, di conoscere a che ora giocheranno le loro squadre. Una grazia dal cielo, un favore del potente. Una manfrina andata avanti per due settimane: la stracittadina in programma alle 20.30, da spostare alle 15.00, o almeno alle 18.00, forse addirittura domenica. Una telenovela che si è conclusa, come accade sempre in questa città, con un nulla di fatto. Lazio Roma resta alle 20.30, dopo 14 giorni di ripensamenti e calcoli.
Sicurezza o visibilità?
Il prefetto di Roma, Paola Basilone, non ha dato seguito alla richiesta della Questura, che chiedeva di giocare alle 15.00. Il motivo principale era, ovviamente, quello della sicurezza: controllare meglio, alla luce del sole, possibili contatti tra le due tifoserie e studiarne i movimenti con maggiore visibilità. Nella giornata di mercoledì si è svolto il tavolo tecnico: oltre tremila gli agenti coinvolti, tra municipale, carabinieri e polizia. La fetta più importate del lavoro sarà quella del monitoraggio di eventuali scontri e del controllo e bonifica delle aree limitrofe allo Stadio Olimpico. Coinvolta anche la polizia fluviale, per controllare gli argini del Tevere. Traffico bloccato, divieto di parcheggiare nelle vicinanze dello stadio, le solite mosse di ordinaria follia.
La vicenda dell’orario, però, non è solo questione di sicurezza e viabilità. Il nodo centrale è quello dei diritti televisivi: il derby infatti spetta a Dazn, che si è assicurato il match del sabato sera. Cambiare orario voleva dire privare di milioni di telespettatori il canale on demand, che per queste partite ha speso fior di quattrini. Ma il problema della sicurezza, allora, era vero? E se era vero bastano dei semplici interessi televisivi per oscurarlo?
Derby a tutte le ore
Domande retoriche, perchè l’era del calcio spezzatino era già iniziata da tempo e il derby di Roma aveva già toccato tutti i possibili orari: si è giocato alle 15.00, alle 18.00, alle 21.00, alle 20.45. Addirittura alle 12.30, nel più odiato dei lunch match. Era il 30 aprile 2017, 34esimo turno di Seria A, la Lazio vinse 3 a 1 ma non è questo, ancora una volta, il punto. Il Viminale si era detto soddisfatto dell’orario perché “valorizzava la partecipazione” e proponeva anzi “di giocare sempre all’ora di pranzo”. I dati però parlano di 24 mila spettatori per la partita, l’esatta metà di quelli previsti sabato sera. Il vero punto di forza era un altro: il fuso orario. Giocare il derby alle 12.30 avrebbe permesso di venderlo bene sul mercato asiatico, specie quello cinese, sempre più interessato ad acquistare il calcio nostrano. Introiti pubblicitari, milioni di spettatori di più. Ovviamente spettatori stranieri. Mentre quelli nostri, laziali e romanisti, sono costretti ad orari scomodi o addirittura a non saperli. In attesa di calcoli e di stime a tavolino. Sempre ripetendoci che il calcio è di chi lo ama.