La Opinión
Vittime del Cholismo: l’Atletico è una squadra, la Juve no
Pubblicato
2 anni fa|
Editor
Gennaro Donnarumma
La nostra polemica della settimana si apre nel segno di Diego Pablo Simeone, padre e ideatore del Cholismo, che ha indignato e offeso gran parte dell’Italia calcistica ipocrita, bigotta e pro-Juve anche nella serata peggiore della squadra di Allegri, palesemente martoriata dall’Atletico e dal suo condottiero. Finito, si sa, nell’occhio del ciclone per la sua esultanza ai limiti del regolamento. L’Italia juventina e politicamente corretta ha condannato a gran voce un gesto ritenuto volgare e di pessimo gusto. Nessuno, però, ha pensato di condannare la sceneggiata di Leonardo Bonucci in occasione del primo gol dell’Atletico. Roba che ha fatto parlare dappertutto, tranne che in Italia. E nessuno, ugualmente, ha ammesso un altro dato evidente ed oggettivo, nella notte del Wanda Metropolitano. Quanto l’Atletico Madrid sia squadra, quanto troppo poco lo sia, o lo sia stata, la Juve.
Il Cholismo non fa schifo: un modo diverso di fare calcio
Tutti sentono spesso parlare di Guardiolismo, di TikiTaka, poi di Sarrismo, poi anche di Allegrismo. Che è poi la coniugazione fatta bene del gioco all’Italiana. Nessuno ha mai però avuto il coraggio di dire che la Juve gioca spesso da schifo, ma passa anche sottobanco questo problema, perché a Torino vige il sempreverde ‘Vincere è l’unica cosa che conta’. Ci sta come mantra, ma poi arrivano scoppole come quella di Madrid. Ed uno dovrebbe avere il buon gusto di tacere. Vittima, la Juve, del Cholo e del Cholismo dell’Atletico Madrid. Perché badate bene, il Cholismo è tutto in quel che fa la squadra, declinando al meglio l’animo battagliero del suo allenatore. Ma in che modo? Fabio Caressa, non molto tempo fa, ebbe a dire che il Cholismo faceva schifo. Noi siamo del parere opposto: l’Atletico Madrid non fa catenaccio e contropiede, l’Atletico Madrid gioca e sa giocare anche bene. Perché ha nei singoli la qualità per un gioco fluido e versatile. Piuttosto, l’Atletico Madrid è una squadra che costringe l’avversaria, puntualmente, a snaturarsi e a giocare male. Senza concedere nulla, senza lasciare nulla al caso. Nessuna forma di catenaccio, quindi. Quello è un’altra cosa, dovrebbe saperlo la Juve. La squadra di Simeone è un po’ una medusa che, gonfiando il petto, arriva ovunque coi suoi tentacoli, spostandosi un po’ dappertutto. Ecco, un gioco quasi labirintico che manda in tilt anche il più quotato degli avversari.
L’Atletico ha fatto la squadra, la Juve no
Un gioco corale, un sistema organizzato ed altamente competitivo. Una squadra forte, ruvida, ma anche piena di qualità: l’azione sulla trequarti con ben quattro passaggi tutti di tacco è un esempio dell’eccelsa qualità insita nei piedi di Saul e compagni. La notte del Wanda Metropolitano ha eletto l’Atletico squadra, bocciato la Juve, che è singoli, più che gruppo. Si può essere ricchi pur non avendo la Ferrari. La Juve, quest’anno, la Ferrari la tiene, ma gli accessori sembrano un po’ mancare nei momenti che contano. E l’autista, Massimiliano Allegri, è quello che più di tutti forse ha delle colpe. Ma non sono colpe sue personali, sono colpe di mentalità. Di una mentalità italiana, la stessa che condanna Simeone ma non Bonucci, che parla di rimonta, comunque possibile, senza contestualizzare i problemi visti ed evidenziati dalla stessa Juve nella notte di Madrid. La Juve avrebbe bisogno di una identità ben diversa di squadra, cosa che forse le potrà dare un altro allenatore, perché francamente il ciclo Allegri sembra aver fatto il suo tempo ed il suo massimo. Un’identità che di certo non costruiranno i tanti alibi, le tante parole a vuoto, o l’Ilaria D’Amico di turno, sempre a spada tratta, anche in maniera piuttosto imbarazzante, per difendere i bianconeri…
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