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Radja Nainggolan, il Ninja belga dalla carriera travagliata
Pubblicato
2 anni fa|
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Davide TerraneoUna botta da fuori area per rilanciare una stagione, una squadra e forse un’intera carriera. Il gol contro la Sampdoria ha rilanciato Radja Nainggolan in cima alle gerarchie dell’Inter, portando tre punti pesantissimi ai nerazzurri e restituendo qualche certezza a Luciano Spalletti. Non è un caso se i milanesi hanno iniziato a zoppicare, in campionato e soprattutto in Champions, quando il centrocampista era ai box o nel migliore dei casi a mezzo servizio. Con il suo ritorno il tecnico può tornare a contare su un giocatore di talento in fase di costruzione, aggiungendo fantasia e imprevedibilità a un reparto altrimenti legato alle fiammate di Perisic o a trame piuttosto prevedibili.
Un’infanzia travagliata
I primi anni di vita di Radja Nainggolan non sono affatto semplici. Nato da padre indonesiano e da madre belga, vive nelle Fiandre insieme ai genitori e alla sorella gemella Riana. A dieci anni però tra i suoi genitori finisce l’amore, e il padre torna in Asia. I due bambini vivono quindi in condizioni non semplici insieme alla madre, che li spinge a continuare a giocare a calcio, convinta delle loro qualità. Il centrocampista aveva già iniziato a calcare il terreno di gioco alla tenera età di cinque anni, indossando la maglietta del Tubantia Borgehout.
All’età di dieci anni si trasferisce insieme alla sorella al Germinal Beerschot, dove inizia a farsi notare per le sue qualità. Giocatore fenomenale nella corsa, determinato e grintoso per un bambino della sua età, dimostra un’intelligenza tattica fuori dal comune per un ragazzo così piccolo. Eppure, su esplicita richiesta della madre, non trascura mai gli studi. Chi lo conosce racconta che era sempre uno dei migliori della classe, impegnandosi con una costanza sorprendente.
L’arrivo in Italia
Il suo talento non passa inosservato, e la prima squadra che decide di puntare su di lui è italiana. Si tratta del Piacenza, che nel 2006 decide di portare il ragazzo, appena maggiorenne, nella penisola. I primi due anni sono difficili, tra le giovanili e la prima squadra. Il calcio italiano ha ritmi, tempi di gioco e livelli tattici decisamente differenti da quelli a cui è abituato Nainggolan. Ma il belga non demorde e nella stagione 2008/09 inizia a ritagliarsi un posto da titolare nella formazione piacentina. Non uscirà più dagli undici iniziali.
Nel 2010, in piena sessione invernale, è il Cagliari che decide di puntare su di lui con il grande salto in Serie A. Una scommessa che sembra persa quando pochi mesi dopo muore la tanto amata madre, unico riferimento genitoriale per un ragazzo che mostra già qualche eccesso di troppo. L’amore mai nascosto per le sigarette, e quello più celato per le uscite in compagnia a base di alcool. La botta psicologica è pesante, ma la reazione del campione gli permette di tornare ad altissimi livelli. La sua prima partita nella massima divisione italiana, per scherzi del destino, arriva contro l’Inter, il primo gol il 31 gennaio 2011 contro il Bologna. Da quel momento la carriera del belga ha una svolta. In Sardegna diventa il perno del centrocampo, tanto da venire inserito dai tifosi nella migliore formazione della storia del club in una votazione.
Ultima spiaggia Inter
Il passaggio alla Roma è la sua definitiva consacrazione. Con i giallorossi il belga diventa un giocatore indispensabile, come confermato dall’enorme fiducia che Luciano Spalletti ripone in lui. Con il tecnico toscano raggiunge la doppia cifra e aiuta la squadra a ritornare nelle parti alte della classifica. Il modo migliore per prendersi la squadra sulle spalle dopo l’addio di Miralem Pjanic. L’ultimo anno con Di Francesco non è altrettanto esaltante, tra infortuni e incomprensioni. Tra i problemi tecnici rispuntano con veemenza quelli disciplinari: il giocatore pubblica su Instagram la diretta di una sua partita a paddle in evidente stato di ubriachezza la notte di capodanno, scatenando la rabbia dei tifosi. Pochi mesi dopo verrà ceduto all’Inter.
In nerazzurro inizia subito bene, dimostrandosi decisivo. Poi un altro problema muscolare lo toglie dai disponibili nelle partite calde del girone di Champions League. A dicembre la famosa multa e l’esclusione dai convocati, una punizione esemplare che lo mette sotto cattiva luce con i tifosi. Quando però il belga torna nella sua migliore condizione, inizia a dispensare prestazioni di alto livello. Come contro la Sampdoria, in un match che risolve con un gran tiro da fuori. L’ultima spiaggia o un nuovo inizio? L’avventura in nerazzurro riassume perfettamente luci e ombre di un giocatore straordinario per fisicità e tecnica, non sempre affidabile per il comportamento fuori dal campo. Ma in fondo Radja è così, un’eccezione alle regole dello sport. Prendere o lasciare.
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