La Opinión
De Laurentiis, Frosinone e il calcio di chi lo ama

Sta volta Aurelio De Laurentiis ha scelto le prestigiose colonne del New York Times per sferrare la sua nuova, inevitabile, infinita sfida al calcio italiano. Il titolo dell’intervista, a firma Rory Smith, è “Film in His Blood, a Soccer Revolution in His Plans”, “I film nel suo sangue e una rivoluzione calcistica nei suoi piani”.
Il sessantotto che il patron del Napoli vorrebbe nel calcio tricolore prende come modello il basket a stelle e strisce. Marketing, riconoscibilità, audience. Soldi. Che, in Italia, passano soprattutto attraverso i diritti televisivi. Secondo le proiezioni per il 2018-2019, nel calcio nostrano la Juventus porterà a casa 85.3 milioni contro i 36.5 milioni del Frosinone.
Ed è proprio contro la squadra ciociara che si è scagliato De Laurentiis. Con parole al veleno: “Finisci primo, prendi 100 milioni di euro, da secondo guadagni 50 milioni e così via. Ma se finisci ultimo, paghi una multa. Club come il Frosinone non attirano fan, né interessi, né emittenti nel campionato. Arrivano, non cercano di competere e tornano indietro. Se finiscono ultimi dovrebbero pagare una multa. Non dovrebbero ricevere denaro per il fallimento. La promozione e la retrocessione sono la più grande idiozia nel calcio”.
Perché il Frosinone dovrebbe avere “a slice of the pagnotta”, come si legge dall’intervista? Forse perché, semplicemente, quella pagnotta se l’è conquistata. Sul campo, grazie alla progettazione, alla passione dei suoi tifosi e agli investimenti. Come quelli di Maurizio Stirpe, patron della squadra gialloblu, che lo stadio di proprietà ce l’ha e l’ha rinnovato. Era il 2015, oltre 11 milioni di investimento, ai quali si aggiungevano i 9 provenienti dalle casse comunali. Copertura dell’impianto, edificazione di nuove aree commerciali, raccordi tra tribune, postazioni radio-tv. “Io i soldi nel calcio li ho sempre investiti, con quelli che ho ricavato dai diritti tv ci ho costruito uno stadio nuovo – ha detto il presidente dei laziali – Cosa che De Laurentiis non mi sembra abbia ancora fatto. Non accetto consigli da chi non ha vinto niente negli ultimi anni”.
Per Stirpe quella del presidente partenopeo è la sindrome di Napoleone, una persona irrispettosa e prepotente. Che ha perso ancora una volta l’occasione per tacere. Sui social, infatti, il tam-tam mediatico delle sue parole è stato incredibile e in molti, tra i tifosi del Napoli, si sono schierati contro il loro numero 1.
Perché il Frosinone magari non avrà i numeri del Milan o il fascino della Juventus di Cristiano Ronaldo, non avrà il bilancio della Roma o il fascino del Napoli. Ma ha un cuore ed appartiene alla sua gente. A quelli che una decina di anni fa riempivano lo stadio in Lega Pro e lo fanno anche ora che sono, per la seconda volta nella loro storia, in Serie A. E lo faranno anche il prossimo anno e quello dopo ancora. A prescindere dai risultati, dalle categorie, dai soldi. Perché il calcio è veramente di chi lo ama. E di chi sogna. Senza diritti televisivi o marketing.
