Storie di sport
Marco Pantani, il mito che vinse un’esistenza spezzata
Pubblicato
5 anni fa|
Editor
Matteo Masum
L’uggia di questo 13 gennaio 2019 sembra portare con sé un ricordo amaro. Oggi avrebbe compiuto 49 anni Marco Pantani, uno che l’uggia l’ha covata dentro negli ultimi rintocchi della sua vita. Difficile pensare ad un destino più cinico di quello che ha travolto il Pirata, vittima inconsapevole di un gioco a cui non aveva voluto prendere parte. Un’esistenza spezzata da una mano oscura, riscattata da un mito che non ha smesso di affascinare un popolo che lo ha amato come pochi altri nella storia, tributandogli il riconoscimento che spetta solo ai grandissimi, quello della memoria.
Pirata delle montagne
La bandana che indossava in tempi in cui il casco non era ancora obbligatorio gli ha regalato quel soprannome divenuto leggenda. Solo che Pantani era un pirata diverso. Sebbene fosse nato a breve distanza dal mare, era attratto dalla montagna. Il mare gli ha dato, certo, quello spirito che ribolle nella tempesta, e che è stato la sua salvezza, almeno fino ad un certo punto. La montagna però era il suo terreno. Quelle gambe agili e quello sguardo fiero cercavano sfide che solo le grandi salite possono regalare. Il ciclismo è per eccellenza lo sport che mette di fronte, prima che uomo e uomo, uomo e natura. L’umanità si sceglie quindi, di volta in volta, un campione per ribadire il proprio diritto a stare nel mondo. Sul finire del millennio, essa lo trovò in Marco Pantani.
Il mito oltre la storia
Palmares alla mano, Pantani ha vinto meno di tanti altri mediocri colleghi. Spicca quella doppietta leggendaria del 1998, ma per il resto solo qualche podio. E’proprio qui che vive la tragica grandezza del Pirata. Le sue gesta, le sue imprese, le sue cadute, hanno riempito questo sport più di qualsiasi inutile vittoria; il tripudio della folla al suo passaggio è stato il senso più importante che la sua vita potesse mostrargli. Poi, ovviamente, i trionfi. Ultimo – e chissà per quanto tempo ancora – a centrare l’accoppiata Giro-Tour, una cosetta, tanto per intenderci, talmente complicata da aver piegato anche le robotiche gambe di Chris Froome, costretto ad accontentarsi di un terzo posto in terra di Francia dopo le fatiche della corsa in rosa. Pantani no, quell’impresa l’ha compiuta e l’ha scolpita nella storia del ciclismo. Insieme ai grandissimi, più grande dei grandi.
Il grande “sì” alla vita
I fatti del 1999 hanno turbato i sogni non solo di Pantani, ma di tutta una nazione. Il mito veniva spezzato, l’umanità perdeva il suo campione. L’uggia veniva fuori nell’animo del Pirata, la sconfitta più terribile si materializzava. In merito a quanto avvenne quella mattina bastarda di Madonna di Campiglio si è scritto tantissimo; non abbastanza. Non è ancora chiaro il burattino che mosse i fili, il dio che tagliò la corda su cui si teneva Pantani. Quel che è certo, tuttavia, è che il mito seppe dire, forse per l’ultima volta, sicuramente contro voglia, l’ultimo grande “sì” alla vita. Pantani si rialzò ancora, per un duello, un altro ancora, che avrebbe potuto essere eterno. La fine nell’anonimato era vicina, e pure il Pirata provò a scacciarla a colpi di pedale. E’ fu la rivincita dell’uomo, contro se stesso.
Il Tour del 2000

Pantani batte Armstrong sul Mont Ventoux
Pantani ha vinto ma, come un principe, ha soprattutto incantato. Il Tour de France del 2000 ha ricapitolato l’esistenza del Pirata nel mondo del ciclismo. Due vittorie di tappa bellissime, una sfida impossibile da vincere e un ritiro beffardo. Il campione che stava per ammainare la bandiera seppe scegliere per il sé il palcoscenico che gli consentisse di mostrare tutto, senza timore di rivelarsi fragile, senza timore di rivelarsi mito. Il grande avversario di quel Tour, l’odiato Lance Armstrong, forse solo adesso ha compreso a quale recita lo condusse il fato. Si sentiva protagonista, era soltanto una comparsa dell’ultima partita a scacchi tra uomo e natura. Ancora una volta, l’umanità individuò in Pantani il suo campione, anche se stanco, anche se piegato dai colpi bassi della storia. Furono due vittorie che spezzarono, per un istante, un cammino ormai segnato. Ma da quel momento e per sempre, il mito si prese la sua rivincita.
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