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Jordi Cruijff, il grande Zero
Pubblicato
4 anni fa|
Editor
Matteo Masum
“Tra la mia culla e la mia tomba c’è un grande zero”. Con queste parole, Napoleone II riassumeva la sua breve vita, durata soltanto vent’anni, ricapitolando così ciò che egli si aspettava dal Destino e ciò che il Destino gli riservò. Figlio di Napoleone Bonaparte e di Maria Luisa d’Austria, Napoleone II, Roi de Rome nei desideri del padre, avrebbe dovuto ereditare un Impero immenso; rimase invece vittima delle ambizioni paterne e delle vicende storiche, che lo relegarono ad un ruolo di mediocre spettatore su uno sfondo europeo in continuo mutamento. Morirà solo, privato persino della presenza della madre, che non lo aveva mai amato.
Il grande Zero
La storia del calcio è piena di aspettative deluse e promesse mancate. Il peso di un cognome pesante è spesso insostenibile, soprattutto quando si decide di proseguire sulle orme del padre. Quando il cognome diventa addirittura pesantissimo, allora il gioco si fa ancora più duro. Jordi Cruijff forse aveva le doti per diventare un buon calciatore, così come tutti coloro che si avvicinano al mondo del calcio partendo da un background di un certo livello. Il caso ha però voluto che egli, figlio del più geniale calciatore di tutti i tempi, vivesse una carriera all’ombra del padre e di un anonimato da cui tuttora non è stato in grado di uscire.
L’ombra del padre
Troppo pressante l’ombra di Johan per il giovane Jordi, che esordisce nel Barcellona proprio grazie al papà, a quell’epoca allenatore del club Blaugrana. Una scelta che, col senno di poi, penalizzò Cruijff junior, costretto per forza di cose a dover dimostrare sempre qualcosa in più degli altri. A dirla tutta, l’inizio non fu malvagio, e i 9 gol messi a segno in Liga facevano intravedere per Jordi un futuro ricco di soddisfazioni e all’altezza dei sogni del padre. Ma tutto durò il tempo di un’illusione.
Una vita alla ricerca di Jordi
Sarebbe stato più facile, per Cruijff junior, essere semplicemente Jordi. Il tentativo di affrancarsi dal cognome del padre lo accompagnerà, invano, per tutta la carriera. Dopo Barcellona, Jordi vola in Inghilterra, dove il Manchester United prova a dargli fiducia. Non va benissimo nemmeno qui, tra infortuni e una carriera che intendeva chiaramente prenderlo a schiaffi. Il ritorno in Spagna non gli regala la luce, ma la pace sì. L’Alaves è una realtà abbastanza piccola per consentirgli di trovare la propria dimensione, i quattro anni trascorsi nei Paesi Baschi sono i migliori della sua vita da calciatore.
Il dopo
Jordi Cruijff conclude la carriera a Malta, dopo un’esperienza in Ucraina. Appesi gli scarpini al chiodo, diventa prima allenatore e poi dirigente, ma i risultati continuano a galleggiare nella mediocrità. Figlio di un genio, Jordi sta comunque provando a ricalcare le orme di papà Johann con la testa, non essendoci riuscito con i piedi. Va alla caccia di nuovi talenti, con il sogno di aggiungere almeno una virgola al suo grande Zero.
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