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Simeone zittisce tutti: tifosi viola cornuti e mazziati
La storia è piena di esultanze strambe, polemiche e divertenti. E’ però meno densa di figuracce, come quella a cui si è sottoposto ieri pomeriggio al Franchi Simeone, detto il Cholito, figlio dell’allenatore Diego. Non proprio come il padre ieri, non come lui nel cuore e nello spirito, che quando segnava correva all’impazzata mostrando tutta la gioia di aver compiuto il gesto che più rende felice un calciatore. Ieri il Cholito si è superato, si credeva avesse toccato il fondo con le dieci partite consecutive senza fare un briciolo di gol, invece no. Ha saputo superarsi, zittendo la Fiesole.
Come può un giocatore offendere una tifoseria che non lo vedeva segnare sotto la propria curva da agosto, quando ancora tutti eravamo alle prese con ombrelloni, secchiello e palette non è comprensibile ai poveri e semplici umani. Quattro mesi, oltre cento giorni che il n.9 della viola, in teoria bomber di squadra, non segnava in casa: nello stadio della Fiorentina avevano assistito più di frequente ai gol di Benassi e Biraghi, che ai suoi.
E lui si preso invece il lusso di mettersi il dito verso la bocca e zittire le migliaia di persone che popolavano la storica curva gigliata: anche Pioli nel post partita lo rimprovererà, dicendo di preferire altre esultanze, pur capendo il momento difficile. Se Simeone però non segnava, certo non era colpa di chi lo ha prima atteso e poi criticato giustamente, non vedendo la porta nemmeno col binocolo come biasimarli? Pioli è arrivato a preferirgli un giovane sconosciuto, preso dalla disperazione, escludendolo dai titolari contro il Sassuolo: uno schiaffo servito da sveglia evidentemente, visto che proprio domenica scorsa Giovanni tornava al gol dopo un digiuno infinito.
“Sappi che sei ancora il titolare perché non hai in panchina uno meglio di te“, esclamò Mourinho l’anno del Triplete a Julio Cesar, che aveva Toldo come riserva. Un po’ lo stesso concetto applicabile a Simeone, che finalmente fare essersi svegliato dal lungo e anticipato letargo, che al tempo stesso aveva gettato in un vortice nero una viola incapace di vincere da ben otto partite, fino al derby di ieri vinto contro l’Empoli.
Zittire si può, ma a ragion veduta. Lo fece proprio un suo illustre predecessore, un vero numero 9, ma segnando all’Arsenal in uno storico successo di Coppa della Fiorentina: mano alla bocca, girandola su se stesso e mitraglietta carica, il protagonista ovviamente Gabriel Omar Batistuta. Oppure Bobo Vieri, un gol ad un Mestalla infuocato in un Valencia-Inter, rivolto alla tifoseria avversaria. Fino ad un altro nerazzurro, questa volta verso la Nord, i suoi tifosi: era Ibrahimovic, che in quegli anni macinava Scudetto, ma ciò nonostante era il primo bersaglio della sua gente, un po’ come oggi accade ad Icardi quelle rare volte che non la butta dentro.
Simeone entra nella ristretta cerchia, per fortuna, di chi dovrebbe zittire e censurare se stesso, come parzialmente farà dopo il match scusandosi coi tifosi.
Umiltà, Giovanni: impara da papà, la prossima volta.