Champions League
Lazio, lo shock Champions in 10 punti
Pubblicato
3 anni fa|
Editor
Gianpiero Farina
Sensazione di smarrimento. Perché questa volta la Lazio non può più reagire, come fatto tante volte in questa stagione. Un’annata esaltante, ma che si chiude con una cocente delusione. I giorni successivi sono quelli della rabbia, dello scoramento, della depressione, ma anche dell’orgoglio e della voglia, per quanto offuscata, di ripartire. I conti, come si è soliti dire, si fanno alla fine. E lo shock Champions biancoceleste può essere riassunto in 10 punti.
1) Se a un quarto d’ora dalla fine stai 2-1 e poi perdi qualcosa non va. Nella testa, prima che nelle gambe. Peccato, perché la Lazio per 70 minuti circa ha tenuto il campo in maniera pressoché perfetta. Dicasi blackout. Dicasi immaturità.
2) Sembrava Salisburgo atto secondo. Infatti a una certa si sentiva parlare austriaco, per poi scoprire che era mezzo milanese… forse…
2 bis) Un pensiero a chi ha messo la vendita completamente libera. Se domenica sera in Curva Sud non è scoppiata una maxi rissa è stato per caso. Tralasciando il fatto che non era una finale e che questa cosa è stata incomprensibile, se in una partita decisiva ti esultano in faccia pure Gandhi si può incazzare.
3) La Lazio non ha perso per quello, ma il cambio Immobile-Lukaku, a mente fredda non lo capirà forse nemmeno Inzaghi. Non tanto per aver sostituito l’attaccante, sfinito e distrutto, ma per aver cambiato un assetto che funzionava pressoché alla perfezione.
4) De Vrij partita perfetta fino al rigore. Inutile gettargli addosso la croce e trovare capri espiatori. Si temeva succedesse questo e ora è troppo facile dire non doveva giocare. L’olandese questa partita se la sognerà la notte… mai, ovviamente, quanto i tifosi laziali…
4 bis) Se volete parlare di errori dei singoli, chiamare Strakosha e Lulic…
5) Non è la mancata qualificazione in Champions a svalutare la stagione della squadra biancoceleste. L’obiettivo era però alla portata. Troppi match point falliti, a partire da Crotone. Ieri sarebbe dovuta essere una festa. Solo un punto… un maledettissimo punto. Ed è questo a fare più male.
6) Finale di Tim Cup persa al quattordicesimo rigore, semifinale di Europa League persa per un blackout, qualificazione Champions persa a pari punti per gli scontri diretti: sembra la stagione del vorrei ma non poss(t)o…
6 bis) Sì, se ti rode finisci pure per sfottere J-Ax e Fedez.
7) A proposito di vorrei ma non posso, nel mercato di gennaio bisognava fare di più, considerando che Nani Di Gennaro e Caceres sono stati utilizzati col contagocce. E loro, insieme a Caicedo, erano gli acquisti dei capitolini. Menomale che Leiva c’è…
7 bis) Ah scusate ci stavano pure Pedro Neto e Bruno Jordao. Lo ammetto, ho spizzato il nome internet. Mica me lo ricordavo…
8) Gioco spettacolare, 123 gol, di cui 89 in campionato, 31 vittorie, Immobile immenso , Luis Alberto sontuoso, Milinkovic dominante, Leiva immortale… Tutto molto bello. Ma non si possono prendere 49 gol in campionato, perché In Italia conta soprattutto la difesa. In Champions infatti ci va l’Inter, che fa sì 20 gol in meno, ma ne prende anche 20 in meno. No, non è un caso…
9) Non mi chiedete un titolo per la partita, perché mi viene solo la vita fa schifo e dio (volutamente minuscolo) non esiste.
10) Coreografia della Tevere immensa e Olimpico meraviglioso, ma l’immagine che mi resterà dentro di Lazio-Inter è un bimbo che piange all’uscita dallo stadio. Non ho resistito ad avvicinarmi, farci due chiacchiere e provare a consolarlo.. Sì, confermo che la vita fa schifo e lui l’ha capito fin troppo presto.
P.S.: Ho una voce nella testa che mi ripete “Non esistono complotti, non è solo colpa degli errori arbitrali”. Ma che abbiano inciso sulla stagione della Lazio è un fatto inopinabile. Come però tante altre cose…
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