Storie di sport
Sesso, sbronze e Van der Meyde
Pubblicato
3 anni fa|
Editor
Davide Luciani
Se si dovesse scegliere un’istantanea della vita calcistica di Andy Van Der Meyde, la mente riandrebbe a quel 19 marzo 2003. Si giocava la seconda fase a gironi della Champions League e l’Ajax di Andy fece visita all’Olimpico alla Roma di Totti. I giallorossi erano privi del capitano e in attacco schieravano la coppia Delvecchio-Cassano.
Neanche il tempo di capire gli assetti tattici delle due squadre che i Lancieri erano già in vantaggio. Van der Vaart recuperò palla e lanciò Van der Meyde sulla sinistra, l’ala entrò in area, scartò Tommasi e con un destro a giro fulminò Pelizzoli. Nel gesto di Andy, è racchiusa tutta la sua classe: scatto, dribbling e tecnica uniti ad una velocità di esecuzione fuori dall’ordinario. In quell’Ajax, oltre a lui, giocavano Ibrahimovic, Chivu, Maxwell e il già citato Van der Vaart. Una generazione di talenti. Tra tutti il Cecchino di Arnheim (questo il suo soprannome per via della sua esultanza) è quello che si è perso per strada. Ad oggi rimane uno dei più grandi rimpianti del calcio europeo.
La vita sregolata di Van Der Meyde
“Ho speso gran parte dei miei soldi per donne, alcol e automobili. Il resto l’ho sperperato”. La celeberrima frase di George Best ben si adatta a Andy Van der Meyde. Se la talentuosa ala nordinlandese ebbe, però, il tempo di far vedere tutte le sue qualità, non lo stesso si può dire dell’olandese.
Van der Meyde si è bruciato molto prima di arrivare al successo, quello dei grandi, per intenderci. Quando l’Inter lo acquistò per 8 milioni di euro nell’estate del 2003, tutti gridarono al colpaccio. Fu l’inizio della fine. Milano, con le sue tentazioni, divenne una trappola per Andy. Troppo debole per resistere. Come scrisse nella sua biografia, passare dall’Ajax all’Inter fu come “lasciare un negozio di paese per una multinazionale. Tutto estremamente professionale, un giro di soldi pazzesco, il presidente che dopo ogni vittoria allungava ai giocatori 50 mila euro a testa“. L’olandese resiste due anni senza lasciare tracce sportive rilevanti di sè. Poi va all’Everton. Qui la situazione se possibile, peggiora.
“All’Everton mi proposero uno stipendio di 37mila euro a settimana, più del doppio di quello che percepivo all’Inter. Ci andai di corsa. La prima cosa che feci fu comprare una Ferrari e andare a sbronzarmi al News Bar, uno dei locali più in voga di Liverpool. La mia giornata terminò in uno strip-club. Andavo pazzo per le spogliarelliste.”
Da qui in poi fu un continuo scendere negli abissi. Droga, sesso e alcol diventano le sue compagne abituali. Andy prova a rifarsi una vita. Lascia Liverpool e torna in Olanda. Il Psv prova a dargli una chanche, ma lui ormai non può più fare il giocatore professionista. Non ha più il ritmo per quel mondo. Finisce la carriera a 32 anni giocando tra i dilettanti.
La nuova vita di Andy
Andy Van Der Meyde oggi è irriconoscibile. E’ passato dai capelli lunghi, alla testa rasata, ha tatuaggi sulla maggior parte del corpo iper palestrato e ha chiuso con il mondo del calcio. Ora fa lo Youtuber. Ha un proprio canale che conta circa 50,000 iscritti in cui parla della sua famiglia, delle sue macchine e della sua vecchia vita da calciatore. Possiede anche una linea d’abbigliamento con alcuni capi in saldo che raffigurano la sua storica esultanza. Lo scorso anno si era parlato addirittura di una possibile carriera nel wrestling, ma è rimasta solo una voce. Il merito della sua trasformazione lo deve alla sua nuova famiglia. Sono lontani i tempi di alcol e droghe. Rimane il rammarico sportivo per quel che avrebbe potuto fare. Nessuno quel 19 marzo 2003, avrebbe mai immaginato che il “Cecchino di Arnhem” avrebbe passato la sua carriera a sparare a salve.
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