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Ciro Immobile, il brutto anatroccolo diventato cigno
Pubblicato
3 anni fa|
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Gianpiero Farina
38 gol stagionali, di cui 29 in Serie A: basterebbero anche soltanto questi numeri per spiegare l’incredibile stagione che sta disputando Ciro Immobile. L’attaccante della Lazio, dopo il gol all’Udinese, è entrato definitivamente nella storia del nostro campionato. Infatti nessun italiano ha segnato più di lui negli ultimi 84 anni di Serie A. Nemmeno Baggio, Del Piero, Totti, Inzaghi e Vieri, giusto per scomodare qualche grande attaccante. Ma se ora tutto ciò che viene toccato dal buon Ciro sembra diventare oro, la sua carriera non è stata tutta in discesa.
GLI INIZI IN BIANCONERO
Era il 2007, quando all’età di 17 anni, Ciro Immobile viene notato dagli osservatori della Juventus. L’attaccante campano viene aggregato alla Primavera dei bianconeri, dove, nel 2009, è tra i protagonisti al Torneo di Viareggio. Una sua doppietta decide la finale vinta contro la Sampdoria. Il debutto in massima serie non tarda ad arrivare.
Il 14 marzo 2009, in Juventus-Bologna 4-1, Ciro fa il suo ingresso nel calcio dei grandi, subentrando ad Alessandro Del Piero. Immobile continua a mettersi in luce con la Primavera, con cui nel 2010 conquista ancora una volta il Torneo di Viareggio, realizzando una tripletta nella finale contro l’Empoli. E per di più diventa anche capocannoniere della manifestazione con 10 reti.
TRA OSTACOLI E BOEMO
Insomma, tutto sembra andare per il verso giusto. Ma, quando prende il via l’inevitabile girandola dei prestiti, arrivano anche i primi ostacoli. Le esperienze a Siena e Grosseto sono a dir poco da dimenticare. Immobile in terra Toscana non riesce a trovare spazio e nemmeno la fortuna sembra assisterlo. Ma ecco che, nel 2011, arriva la grande occasione chiamata Pescara. Sulla panchina degli abruzzesi siede Zdenek Zeman, uno che, al di là dei suoi difetti, ha avuto il grande merito di far sbocciare numerosi talenti. E non è un caso che in quella squadra c’erano anche Verratti e Insigne.
Ed è proprio l’attuale centrocampista del Psg e della Nazionale a spiegare il particolare rapporto tra il boemo e l’attaccante di Torre Annunziata in un’intervista rilasciata a ‘La Repubblica’: “A Pescara lui segnava sempre un paio di goal a partita. Poi, alla ripresa, il mister mica lo elogiava: gli ricordava tutto quello che aveva sbagliato. ‘Immobile, sei la rovina di questa squadra‘, era ormai un tormentone. E noi giù a ridere. Non voleva che mollasse la presa”. 28 gol in una stagione e una cavalcata verso la Serie A a dir poco irresistibile. Ciro ritrova così sé stesso e il merito è in primis del boemo, che lui stesso ha più volte definito “un maestro di calcio e di vita“.
DA GENOA A TORINO
Intanto il suo cartellino inizia a ingolosire in molti, con il Genoa che ne acquista la metà dalla Juventus. Ed è proprio con la maglia dei liguri che Immobile fa il suo ritorno in Serie A. Ma qualcosa, ancora una volta, non va per il verso giusto. Le 5 reti in 38 presenze sono un bottino troppo magro per chi vive di gol.
Ma la rinascita arriva in quel Torino. Non però la Torino bianconera, ma quella granata. È qui che Ciro trova un altro dei suoi maestri: Giampiero Ventura. “Con lui si è creato un rapporto umano speciale“, ha rivelato l’attaccante in un’intervista a “Mediaset Premium”. Nella Serie A 2013/2014 Ciro Immobile realizza 22 reti in 33 presenze e conquista il titolo di capocannoniere, trascinando la squadra piemontese in Europa League.
MALEDETTA TERRA STRANIERA
Il Torino decide così di riscattare la metà del suo cartellino di proprietà della Juventus. È l’estate del 2014 e questo sembra l’inizio di un’avventura destinata a durare a lungo. Ma ecco che, alla porta granata, arriva il Borussia Dortmund con un’offerta a cui non si può dire no. L’avventura in terra tedesca è però fatta di luci è ombre. Immobile, nonostante i 4 gol in Champions, non riesce ad ambientarsi: “Quando ero a Dortmund un po’ è stata colpa mia e un po’ della squadra.
Il Borussia in quella stagione non è riuscita a fare bene come gli anni precedenti e io, essendo straniero, ho trovato ancora più difficoltà“. Dopo la Germania, ecco la Spagna, più precisamente Siviglia. Anche con gli andalusi però Ciro non riesce a ritrovarsi, anche perché, come ammesso da lui stesso, a mancare è la fiducia dell’ambiente e dell’allenatore.
LA LAZIO E LA MACCHIA AZZURRA
Dopo il ritorno al Torino, dove ritrova Ventura, ma soprattutto il feeling con il gol, Immobile approda alla Lazio. E questa è storia recente. La scorsa stagione sono arrivati 26 gol in 41 presenze, ma è quest’anno che il campano si è trasformato in un’autentica macchina da gol. Il merito è anche di Simone Inzaghi. “Ciro è un giocatore straordinario“, ha più volte detto il tecnico dei biancocelesti. Il rapporto tra i due è un qualcosa di autentico e di genuino, come dimostrato dall’esultanza dopo il gol al Salisburgo. Certo, in questa stagione, rimane quella macchia tinta di azzurro, ossia la mancata qualificazione al Mondiale. La delusione è stata tanta. La Lazio però è stata la migliore cura. Con il sogno Champions da trasformare in realtà. Perché, come nelle migliori favole, il brutto anatroccolo e diventato cigno. Anche se il cigno Ciro ha sempre più le sembianze di un re.
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