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Bonucci, ultimo dei mohicani: le liti storiche
Chi non ricorda la scazzottata fra Delio Rossi ed Adem Ljajic, lo schiaffo di Giordano a Materazzi, i grandi rifiuti di Panucci a Capello e Tevez a Mancini. Quella fra Bonucci ed Allegri è solamente l’ultima grande lite fra calciatore ed allenatore. Ma se si aprisse alle telecamere la porta del sacro spogliatoio, quanto materiale salterebbe fuori?
La più clamorosa degli ultimi 12 mesi è probabilmente quella intercorsa fra Spalletti e Totti 12 mesi fa. Lasciare il capitano a casa per motivi disciplinari è un qualcosa che in 25 anni di carriera in giallorosso non aveva mai fatto nessuno prima. Dichiarazioni mal digerite dal tecnico toscano, che decise di mandare in tribuna il n.10. Cori per lui, memorabili le sue lacrime durante la partita.
Come non citare Antonio Cassano. Questa volta non si tratta di nulla di grave, anzi il siparietto fece il giro del mondo per la sua comicità, peccato che oggetto della satira fu il non proprio tollerante Fabio Capello. Al centro il barese, spettatori d’eccezione fra gli altri Ronaldo (il Fenomeno) e Cannavaro. El Pibe de Bari cominciò ad imitare gestualmente e verbalmente l’allenatore friulano: fu praticamente la fine della sua esperienza a Madrid.
Sir Alex Ferguson, molto poco “Sir” in quell’occasione. Secoli fa, quando la n.7 la indossava il giocatore più glamour della storia, David Beckham. Il luogo del misfatto è lo spogliatoio dell’Old Trafford: una lite furibonda culminata con il lancio della scarpa più famoso nella storia del calcio. Con 7 punti di sutura sul bel volto dello Space Boy.
Balotelli e Mourinho, uno scontro inevitabile. La dimostrazione che, se uno spogliatoio è unito, nulla può scalfirlo. Quell’Inter riuscì a vincere tutto nonostante le prime intemperie di un giovane Supermario, che nello Special One trovò pane per i suoi denti. Così avvenne quando l’azzurro venne spedito in Primavera per punizione dal tecnico portoghese. Era Rubin Kazan-Inter di Champions, Mario fu ammonito. Lo Special passò tutto l’intervallo pregandoli di prestare attenzione ad un secondo giallo che avrebbe lasciato la squadra in 10. Inizia il secondo tempo, dopo 5 minuti Balotelli viene espulso.
Ibrahimovic e Guardiola, due caratteri gli antipodi. Quando Zlatan arriva a Barcellona lo fa consapevole di un meccanismo di gioco che lo avrebbe esaltato. poi però Pep sposta Messi al centro dell’attacco, lui è costretto a dividere uno spazio che era abituato a gestire autonomamente. Come rivelerà nell’autobiografia “Io, Ibra”, dal giorno in cui fece presente all’allenatore spagnolo il suo disagio, questi non gli rivolse più non solo parola, ma neanche uno sguardo. “Aveva paura di me, è un codardo”, scriverà il gigante svedese.