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Barça affondata, ragioni di un’era finita: ora Klopp

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Barça Psg

Un poker da Parigi dritto nel cuore di una squadra che da dieci anni ha rappresentato il meglio di ciò che il mondo del pallone potesse offrire in termini di gioco, calciatori, allenatori e tifo. Il Barça, anche nel caso in cui dovesse concretizzarsi una tanto stupefacente quanto clamorosa rimonta, deve riflettere sul suo futuro. Perchè, lentamente e quasi inesorabilmente, sta per chiudersi il ciclo più entusiasmante degli ultimi 25 anni.

Il Psg ha schiantato il Barça come non era riuscito a fare nemmeno quando annoverava fra le fila Ibrahimovic, Lavezzi, Thiago Motta e senza nemmeno in difesa Thiago Silva indisponibile. Una sfida che già si era presentata in passato, senza che mai ci fosse stata storia. Nella Liga appena due punti la separano dal Siviglia, mentre è una la distanza dal Real capolista che però deve recuperare due partite, con la possibilità di vedersi distante ben 7 punti.

Cosa sia successo al Barça è fisiologico e si chiama “fine di un ciclo“. Un’epoca in cui sono state alzate al cielo 3 Champions League, con allenatori diversi ma un nucleo di giocatori pressochè simile, rimpinguato negli ultimi due anni dagli arrivi dei marziani Neymar e Suarez. Ed anche Messi oggi sembra “uno di noi”, con il Psg non ha toccato un solo pallone nell’area avversaria, un dato statistico che parla più di ogni altra riflessione

Valdes, Puyol, Dani Alves e Xavi: sono le quattro pedine che in questa decade hanno rappresentato le fortune di una squadra che si sta sciogliendo, in cerca di nuove leve ancora non all’altezza e di un nuovo manico che possa ridare stimoli ad un gruppo saturo. Luis Enrique, arrivato con scetticismo in catalunya, ha zittito tutti con carattere e capacità di assemblaggio soprattutto con quei tre davanti. Il capolinea delle motivazioni è però raggiunto e quale nome potrebbe più di ogni altro ricalcare la filosofia blaugrana, creativa e dalla mentalità offensiva? Il mago Klopp, ovviamente.

Strapparlo da Anfield, all’alba di un’avventura stimolante e dai primi risultati incoraggianti non sarà impresa facile, nemmeno per l’appeal blaugrana. Trovare un nome che soddisfi l’esigente tifoseria catalana, sposando la linea societaria e gestendo un gruppo di giovani in cerca di emulazione e dei big a caccia di nuove energie mentali non è facile.

Anche in sede di mercato le nuove scelte non sembrano essere state all’altezza. In porta si è riusciti nell’impresa di far rimpiangere il certo non fenomenale Valdes, con Ter Stegen ed il già emigrato Bravo incapaci di prendersi con autorità i gradi di portiere apprezzato. In difesa Umtiti e Mathieu non rappresentato alternative valide, André Gomes è lontano dal far intravedere la personalità per essere l’erede di Xavi e Iniesta ed in attacco Paco Alcacer ha giocato 4 partite segnando la bellezza di zero gol.

Ragioni dunque profonde, che spaziano dall’area tecnica a quella dirigenziale, sempre presa dal chiacchieratissimo rinnovo di Messi che, in teoria, si svincolerà fra 16 mesi.

E se il nuovo ciclo trovasse motore proprio dalla rinuncia del proprio cavallino rampante?

Giornalista pubblicista, coordinatore presso SportCafe24 da oltre due anni. Amo lo sport in ogni sua forma e disciplina, raccontandolo con la voce di chi spesso non ne ha una, con un unico valore trainante. La verità: nel più profondo dei suoi significati.

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