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La rivincita di El Shaarawy e la lezione di Sabatini ad Ausilio
Bollato dalla critica e da Milanlab come un bollito: l’ex attaccante del Monaco El Shaarawy ha dimostrato di non essere una ‘pippa’
Investire con oculatezza e nei reparti giusti, – Ausilio aggiornati -, può dare risultati a breve termine. L’hombre vertical (Sabatini ndr.) è stato messo sulla graticola da tutti, ma essendo il calcio uno sport umorale sarà nei prossimi giorni osannato dalla stampa e dalla dantesca tifoseria giallorossa. Perché? Perché la Roma, dopo gli acquisti di Perotti, Zukanovic e, soprattutto di El Shaarawy, è la squadra che maggiormente ha rafforzato la sua plantilla nell’ultima tragicomica campagna di mercato (l’unica cosa degna di nota sono stati i primi piani sulle forme giunoniche della ‘velina’ di SportItalia).
Una lezione, quella impartita dalla triade Spalletti-Pallotta-Sabatini, soprattutto per l’Inter indonesiana e per la Viola dei Della Valle, che hanno sonnecchiato (Eder e Tello non sono dei giocatori capaci di cambiare le sorti di un campionato) ipnotizzati sul lettino degli strizzacervelli dei nevrastenici Mancini e Sousa.
Il terzo posto ha ormai una valenza pari ad una medaglia di bronzo alle Olimpiadi, classificarsi quarti o quinti porta pochi spiccioli nelle casse dei club e un dispendio di energia inutile ai fini della stagione che verrà. La fase calante di Fiorentina e (particolarmente) dell’Inter potrebbero spalancare le porta alla Roma dello Spalletti bis, che è tornato dal freddo glaciale con uno spirito più catenacciaro e una concenzione completamente differente del suo credo calcisitico.
Ultimissima considerazione per El Shaarawy, bollato dalla critica e da Milanlab come un bollito: l’ex attaccante del Monaco ha dimostrato di non essere una ‘pippa’ e di poter essere decisivo sia con giocate ad effetto (gol di tacco alla Ibra), sia con un tap-in alla Inzaghi. Per lui è l’ultima spiaggia per abbandonare lo status di eterno incompiuto, ElSha né é consapevole, ma Roma potrebbe trasformarsi nella Terra Promessa di uno dei pochi talenti cristallini in un campionato saturato da fabbri e ‘scarpari, con tutto il rispetto dovuto per due delle professioni che hanno fatto la storia dell’artigianato italiano.
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