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Tutti assolvono De Rossi, ma se invece di ‘zingaro’ avesse detto ‘ebreo’?
Pubblicato
6 anni fa|
Editor
Enrico Steidler
Che siamo un Paese di ‘melma’ lo sapevamo già, ma doverlo constatare ogni giorno non attenua lo sconforto, anzi: semmai lo ingigantisce. Prendete il caso di Daniele De Rossi e del suo “zingaro di merda“ rivolto a Mandzukic, ad esempio: mentre il mondo intero, dalla Polonia all’Indonesia, censura senza se e senza ma l’ennesima nefandezza di Capitan Futuro e l’ancor più imperdonabile difesa del suo allenatore (“Il peggior scandalo è proprio il comportamento del tecnico a fine partita”, osservano giustamente in Croazia; “Spalletti esorta il giocatore a coprire la bocca nel caso volesse insultare qualcun altro…”, fa eco la stampa Usa), qui da noi succede esattamente il contrario, e accanto all’orrido titolo del Tempo – “De Rossi, solo una zingarata“ – ecco fiorire tutta una serie di commenti addirittura quasi benevoli nei confronti del Paperone dei calciatori italiani. Vediamone alcuni.
Marcello Lippi: “Quando sei nervoso ti scappano certe frasi che a mente lucida non diresti mai. Io stesso, quando ero sui campi, chissà quanto volte ho mandato a quel paese qualcuno, magari usando termini volgari”;
Zibì Boniek: “Non c’è razzismo in questo episodio, quando vuoi offendere uno e sei arrabbiato cerchi sempre di colpire il suo punto più debole. Sono cose sempre successe e che continueranno ad accadere. Quando giocavo qualche volta durante le partite mi hanno dato del ‘lavavetri’, ma adesso mi sembra esagerato andare a sindacare su una frase di De Rossi, considerando che Mandzukic è un bel rompiscatole”;
Gianluigi Buffon: “Sono cose che possono essere dette ogni domenica sui campi, è chiaro che se ti colgono in fallo devi chiedere scusa”;
Maurizio Zamparini: “Le parole di De Rossi non sono da squalifica, quando giocavo facevo di peggio: è l’agonismo, le parolacce escono. Lasciateli giocare, lasciate che si insultino, che poi sono uomini. E mettere il labiale è un insulto!”.

De Rossi e Mandzukic
UOMINI E BAMBOCCI – Certo, le eccezioni alla penosa regola italiota che vuole il biasimo come sinonimo di perbenismo non mancano, vedi Luca Di Bartolomei, ad esempio (“De Rossi si vergogni, insulto schifoso”), e Marcello Nicchi (“Questi episodi sono pericolosi. Quando si assume il ruolo di personaggio pubblico e si e’ visti soprattutto dai giovani, bisogna dare esempi positivi. Mi domando: e se lo facesse un arbitro?”), ma sono terribilmente poche. Fortunatamente, tra esse ne spunta una a dir poco illuminante: “Gli insulti omofobi e razzisti nel calcio? – ha detto il rugbista Sergio Parisse – Nel nostro sport queste cose non succedono“. E già. Forse perché il rugby è uno sport per uomini veri.
OLOCAUSTO A, OLOCAUSTO B – A proposito di insulti razzisti: domani è il Giorno della Memoria, e mentre oggi si sottolinea che De Rossi è al sicuro dalla prova Tv (valida solo per la condotta anti-sportiva e le bestemmie) ma non da un probabile deferimento del procuratore Palazzi, vale la pena di anticipare di qualche ora la doverosa riflessione sul più efferato simbolo del razzismo – l’Olocausto – e di farsi qualche domanda a partire da quella più scontata: cosa sarebbe successo se De Rossi avesse detto ‘ebreo‘ invece di ‘zingaro’? Sarebbe – giustamente – scoppiato il finimondo, per caso? E i nobiluomini che ora lo difendono se ne sarebbero stati zitti, per caso? Voi che ne dite? Eppure nei campi di sterminio nazisti morirono come mosche anche gli zingari (220 mila, il 25% dei Rom europei), e lo sanno tutti. E poi:
– Come mai siamo così sensibili – perlomeno sulla carta: San Gigi Buffon ne sa qualcosa – se l’oggetto dell’insulto è un’entità tangibile come la fatina dei denti e, al contrario, così distratti se si parla di persone in carne e ossa? Forse perché queste ultime ci stanno un po’, anzi tanto, sulle palle? E non è una forma di razzismo anche questa? Un razzismo reso ancor più miserabile perché subdolo e strisciante come una serpe?
– E dove diavolo è finita la comunità ebraica italiana, quella pronta a insorgere con parole di fuoco contro una fesseria come il numero 88 (= HH, cioè Heil Hitler) e i giocatori che lo indossano (lo stesso Buffon e Borriello, eccezion fatta per il ‘pio’ Hernanes)? Come mai questo assordante silenzio a riguardo di una cosa seria? I compagni di sventura di ieri sono forse i ‘chissenefrega’ di oggi?
– E se qualcuno dicesse ‘italiano di merda’ ai nostri connazionali che giocano all’estero? Saremmo altrettanto magnanimi e comprensivi?
Insomma: sarà mica che siamo un Paese di ‘melma’?
Enrico Steidler
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