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I 5 motivi per cui l’Inter non vincerà lo scudetto

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Inter Mancini

Se dovessero oggi dare carta e penna a un tifoso interista, chiedendogli: “lei firmerebbe per il terzo posto?”, è difficile dire che cosa potrebbe rispondere. Quel che è certo è che rispetto a qualche settimana fa la parcentuale del “si” sarebbe molto più alta. E non per scaramanzia, per poca fiducia nella squadra e nell’allenatore o per un mercato che sembra non decolarre, ma solamente per un puro razionalismo, per una semplice obiettività. I motivi di questo nostro pessimismo (o, appunto, realismo, chiamatelo come volete) sono molteplici e, apparentemente, sotto gli occhi di tutti.

RIVALI – Il motivo più evidente per cui l’Inter non vincerà lo scudetto sono le dirette concorrenti. La Juve e il Napoli sembrano infatti un gradino sopra i nerazzurri: per qualità, per esperienza e per affiatamento. I bianconeri hanno completato la rimonta sulla Beneamata prima del previsto, ed ora si giocano le stesse carte dei nerazzurri con un girone intero davanti: 0-0 e palla al centro, ma l’impressione è che partendo dagli stessi punti difficilmente l’Inter potrà mantenere il passo della Vecchia Signora, Champions League permettendo. Per quanto riguarda il Napoli, la squadra di Sarri sembra in questo momento la squadra più affiatata e spettacolare della nostra Serie A, non contando che ha in rosa il giocatore più forte di tutto il Campionato. Uno di quei giocatori che possono farti vincere gli scudetti da soli e che manca in questo momento ai nerazzurri.

PRIMO ANNO – Dire che l’Inter non è stata costruita per vincere non è realistico, perché come ha più volte ripetuto Mancini “una squadra come l’Inter deve sempre puntare al massimo”. Certo è però che l’obiettivo della società e dell’allenatore era, e rimane, la qualificazione alla prossima Champions League, visto e considerato la stagione disastrosa da cui la squadra ereditata da Mazzarri è dovuta ripartire. L’impressione è che Mancini sia il primo vero allenatore dell’era Thohir e che sia iniziato un nuovo ciclo, a partire dai tanti nuovi giocatori che in estate sono approdati ad Appiano Gentile. Con questo non si sta dicendo che un ciclo non possa iniziare con una vittoria, come ha dimostrato recentemente la Juve di Antonio Conte; ma è certo che creare quella sintonia per vincere subito è un’impresa ardua che questa Inter non sembra in grado di poter affrontare.

SCONFITTE – Le ultime due sconfitte casalinghe contro Lazio e Sassuolo, oltre ad aver lasciato l’amaro in bocca a tifosi e società, hanno evidenziato una fragilità non tanto tecnica quanto psicologica e di nervi. Perdere due partite del genere non aiuta una squadra che punta a grandi obiettivi ed è un aspetto che, al momento di tirare le somme, potrà essere decisivo. Se si aggiungono inoltre le due sconfitte contro Fiorentina e Napoli, ci si rende conto che perdere quattro partite in un solo girone d’andata è troppo per una squadra che vuole laurearsi Campione d’Italia. E’ vero, questo campionato sembra andare in controcorrente e sembra aperto a qualunque scenario, ma l’Inter non sembra abbastanza solida mentalmente per durare fino alla fine.

SCONTRI DIRETTI – Nel girone di ritorno l’Inter dovrà, in ordine, andare a Firenze, a Torino contro la Juventus e a Roma contro i giallorossi. Tre scontri diretti su quattro (la partita contro il Napoli si giocherà infatti a San Siro) i nerazzurri dovranno dunque disputarli in trasferta. Inoltre nel girone d’andata l’Inter, tra le grandi, oltre ad avere battuto il Milan nel derby, ha vinto solamente con la Roma, pareggiando con la Juve e perdendo con Napoli e Fiorentina: troppo poco per puntare allo scudetto.

E ALLE SPALLE… – Alla notizia del ritorno di Luciano Spalletti sulla panchina della Roma, a Roberto Mancini deve essere scappato contemporaneo un sorriso, viste le somiglianze con il suo ritorno e le infinite sfide tra i due ai tempi degli scontri scudetto tra i nerazzurri e i giallorossi, e una smorfia. La squadra giallorossa, infatti, lontana 5 punti dalla Beneamata, era da molti considerata un’ottima squadra senza però un allenatore all’altezza: ora che questo allenatore non c’è più, e con un ambiente rinvigorito dall’arrivo di un uomo che stava per rendere grande la squadra capitolina, tutti si aspettano una reazione che non può che preoccupare l’Inter. Che forse, considerando anche la frizzante Fiorentina di Paulo Sousa, più che guardare avanti, dovrebbe guardarsi soprattutto alle spalle.

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