Cronaca
La sfida dei radicali al Potere: giù le mani dalla nostra vita
Pubblicato
5 anni fa|
Editor
Enrico Steidler
A chi appartiene la vostra vita? A Dio, rispondono in coro i suoi sedicenti portavoce ecclesiatici, e quindi a noi che Lo rappresentiamo. Cioè, sì, no, boh, forse, poi ne parliamo, nel frattempo è roba nostra risponde a sua volta lo Stato, quello che rivendica il sacrosanto diritto di spedirvi al fronte a crepare come mosche se lo ritiene necessario. A voi e a voi soltanto dicono invece i radicali, cui la storia ha evidentemente assegnato il compito di riscattare l’immagine di un Paese prigioniero della sua cultura imbalsamata e di tradizioni democratiche a dir poco fragili.
Ridotto ai minimi termini, cioè quelli essenziali, il tema del diritto all’eutanasia è tutto qui. Si tratta di stabilire a chi appartiene la vita, in fondo, e basta questo per cogliere al volo l’immensità della posta in palio. Certo, non è solo una questione di potere (il problema, in realtà, è straordinariamente vasto e complesso) ma lo è innanzitutto: avere la piena disponibilità di un bene così prezioso, infatti, ne conferisce tantissimo, e nessuno molla l’osso facilmente se di mezzo c’è ‘solo’ la sofferenza altrui. “Dominique Velati non c’è più, l’abbiamo aiutata ad ottenere il suicidio assistito a Berna, in Svizzera, le abbiamo pagato il treno di solo andata – ha dichiarato ai giornalisti il Presidente del movimento Radicali Italiani Marco Cappato – Abbiamo fondato un’associazione, Sos eutanasia, volevamo concorrere nella responsabilità del suicidio. Dominique aveva i 12 mila euro per accedere alla clinica svizzera, altri non hanno questa possibilità, è per questo che da oggi aiuteremo anche finanziariamente chiunque voglia ottenere l’eutanasia all’estero”. Capite? Ce n’è a sufficienza per rischiare la scomunica. E 12 anni di galera.

Marco Cappato, presidente del movimento Radicali Italiani
“Ne siamo consapevoli – prosegue Cappato – andremo oggi a denunciare la nostra azione in Questura, lo facciamo perché il Parlamento finalmente discuta la nostra legge d’iniziativa popolare sull’eutanasia e il testamento biologico depositata oltre due anni fa, siamo pronti a sfidare questa legge assurda in sede giudiziaria in difesa dei principi costituzionali che tutelano la libertà personale. Oggi in Italia – conclude chi difese a spada tratta anche i diritti di Luca Coscioni e Piergiorgio Welby – oltre un migliaio di malati terminali si suicida. Poi c’è l’eutanasia clandestina, non è una condizione che può continuare, la politica preferisce non discuterne per interessi propri e giochi di potere, ma i cittadini sono pronti: lo dicono tutti i sondaggi”.
Vero. Le resistenze, tuttavia, sono ancora molte, e il partito degli eroi sulla pelle degli altri è sempre molto agguerrito. Tanto per avere un’idea, ecco i commenti di tre lettori del Fatto Quotidiano (del Fatto, nota bene, non di Avvenire): 1) – Criminali contro l’Umanità. I radicali vanno processati a Norimberga; 2) – Mi pare di aver letto che nell’antica Grecia c’erano degli abietti che istigavano le persone a suicidarsi e si vantavano del numero delle persone che erano riusciti a far morire…. i radicali mi ricordano questi istigatori visto che hanno strumentalizzato la sofferenza fisica e mentale di questa povera Dominique Velati – militante radicale, ndr. – per avere notorietà; 3) – Ben detto. Sono solo dei nazisti schifosi. Criminali, nazisti, Norimberga: la propaganda che associa capziosamente l’eutanasia all’eugenetica (e il diritto di disporre della propria vita al sovvertimento dell’Ordine costituito) seduce ancora buona parte dell’opinione pubblica, a quanto pare, e in un Paese in cui lo Stato è solo la scodinzolante controfigura di quello che prese a cannonate Porta Pia il futuro non è roseo come certi sondaggi. Purtroppo.
Ad ogni modo, grazie di cuore ai radicali: sono solo quattro gatti, ma hanno un coraggio da leone. Merce rara in un mondo di pecore.
Enrico Steidler
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